Nota critica di Antonia Chimenti

Tutti i temi santucciani ritornano in questa silloge; in primis l’Amore, quello Unico ed Assoluto, cui é indissolubilmente congiunta nel ricordo e nella speranza, poi il Dolore, che nasce dalla consapevolezza della vanità delle illusioni.
Assistiamo ammirati a questo ulteriore stadio della ricerca/elaborazione/espressione artistica di Francesca Santucci e non esitiamo ad affermare che ci stiamo avvicinando alle punte massime della Poesia (penso a Shakespeare, a Leopardi).
In una totale assenza di ingombrante retorica, la melodia del canto culla e trascina forti emozioni e vivide immagini del paesaggio esteriore ed interiore, che pulsano all’unisono.
I temi santucciani del Dolore, dell’Amore, ma anche quelli del Sogno e del Ricordo, vivono qui un armonioso rapporto nella purezza dell’elaborazione estetica.
Ci riconosciamo nella bellissima composizione dal titolo “Amore non chiamerò”, che segna una tappa evolutiva nel percorso interiore dell’Autrice e ne “La Primavera” (non casualmente l’immagine di copertina, opera della pittrice Tamara de Lempicka, richiama la freschezza radiosa di questa stagione della vita dell’uomo e del tempo).
Le due composizioni sono foriere di Speranza e di Fede nel valore intramontabile dell’Arte e della Poesia. Il loro connubio armonioso esalta la forza vivificatrice dello Spirito che le alimenta entrambe. Nell’incanto dell’armonia interiore, penosamente conquistata, i falsi miraggi si vanificano dolcemente.
Sola permane l’eterna, splendente giovinezza dell’Anima.

Antonia Chimenti, Toronto 10 settembre 2007

(ndr: recensione del libro di Francesca Santucci in “Editoria” o in “Biblioteca on line)

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