di Barbara Bibbo’
(ANSA) – AMMAN, 19 FEB – Sempre piu’ donne arabe si fanno strada nel mondo della giustizia come giudici e avvocati promuovendo l’emancipazione femminile e l’eguaglianza nonostante forti pregiudizi e radicati costumi sociali ne frenino ancora il cammino. E’ quanto emerso dal Forum su ‘Donne e Legge, dialogo per il cambiamento’, un simposio internazionale appena conclusosi ad Amman, in Giordania, dove 70 delegate da piu’ di 16 Paesi arabi hanno discusso come promuovere la professione legale per le donne.
La conferenza era finalizzata a creare un network interregionale tra le donne impegnate nel mondo della giustizia, che studi come favorire l’accesso delle giovani alle professioni di giudice e avvocato.
”L’importanza dell’evento sta nelle relazioni che si sono create tra le partecipanti, perche’ nonostante le differenze tra Paesi arabi, alla fine i nostri obiettivi sono gli stessi” ha dichiarato Reem Abu-Hassan, un’avvocatessa giordana, riferendosi all’uguaglianza fra uomo e donna.
Secondo le partecipanti, nel mondo arabo l’accesso alla professione non e’ ostacolato da leggi, quanto da costumi sociali e tradizioni che condizionano le scelte delle donne in termini di lavoro, studio e famiglia.
”In alcune societa’ la gente non e’ abituata ad incontrare un avvocato donna in una stazione di polizia o in una corte di giustizia”, spiega Shurooq Zainal, una praticante avvocato presso la Corte di Giustizia di Dubai’ Un po’ alla volta, pero’, anche negli Emirati Arabi gli uomini si stanno abituando”.
Kawthar Aljouan, avvocatessa del Kuwait, spiega che nel ricco Paese petrolifero le donne sono solo un quarto degli 800 avvocati praticanti, nonostante la legge non impedisca l’accesso alla professione. ”Ma sono le tradizioni e i costumi sociali a fare da deterrente”.
Concorda anche Tagreed Hikmat, primo giudice donna della Giordania dal 1996, che attribuisce pero’ la responsabilita’ anche alla donne. ”Ci sono dei pregiudizi sociali legati al ruolo della donna che impediscono a molte giovani di scegliere la carriera legale. Tuttavia la colpa e’ anche loro, perche’ non hanno il coraggio di prendere posizioni decise”.
In Giordania ci sono circa 1.050 donne tra i 6.000 avvocati praticanti e solo 19 giudici. Secondo il ministro della giustizia giordano Salah Bashir, il numero potrebbe salire se le donne saranno in grado di cooperare per superare gli ostacoli.
”Una maggiore interazione fra le donne che gia’ lavorano nel mondo della giustizia nei diversi Paesi potrebbe aiutare a identificare strategie e programmi per incentivare l’accesso alla professione legale” sostiene il ministro.
Il Forum, patrocinato dalla regina Rania di Giordania, non ha identificato strategie concrete per superare la barriera di pregiudizi ancora esistente, ma ha invitato le donne a sostenere con determinazione la scelta della carriera legale, come primo e decisivo passo per iniziare la professione. Le delegate occidentali hanno dichiarato di aver incontrato gli stessi pregiudizi in passato e hanno invitato le colleghe arabe ad avere pazienza. ”Anche io ho avuto molte difficolta’ a trovare lavoro come avvocato negli Anni Sessanta. E’ un processo che richiede tempo”, ha dichiarato Evelyn Lance, giudice di famiglia alle Hawaii.
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