Estela Carlotto: “Quindici lunghi anni di lotta per ritrovare i nostri nipoti”
“I nostri nipotini rubati sono oltre 500, ma 105 li abbiamo ritrovati”. La leader dell’organizzazione ‘Nonne di Plaza de Mayo’ parla alla stampa del piano sistematico che esisteva in Argentina per rapire i bambini alle loro famiglie e farli scomparire. Il furto di bebè avveniva quando le loro madri si trovavano detenute illegalmente durante l’ultima dittatura militare di Jorge Videla.
Estela Carlotto ha impegnato tutte le sue energie in lunghissimi 15 anni per la raccolta di prove di “genocidi e depredazioni” compiute da membri di una dittatura feroce che è andata al potere nel 1976. L’associazione “Nonne di Plaza de Mayo” ha chiesto condanne di 50 anni di carcere per gli imputati e il Tribunale Federale ha accettato le loro richieste. I due ex dittatori argentini sono stati giudicati per il “piano sistematico” di sequestro di bambini. Jorge Videla, 86 anni, è stato condannato a 50 anni di carcere e Reynaldo Bignone, 84 anni, a 15 anni. All’ex ufficiale della marina Jorge Acosta, famoso aguzzino dell’Esma soprannominato“El Tigre” che decideva tempi e vittime delle torture è stata comminata la condanna a 30 anni di carcere.
L’ESMA (Escuela Superior de Mecánica de la Armada) era la scuola per la formazione degli ufficiali della marina argentina, si trasformò in “Centro di detenzione e tortura” il giorno stesso del colpo di stato (24 marzo 1976) quando vennero imprigionate le prime persone scomode, sequestrate dalle forze armate.
Nonne di Plaza de Mayo con le foto dei loro nipoti durante una manifestazione
Recentemente, il 24 marzo del 2004, il presidente Néstor Kirchner ed il sindaco di Buenos Aires Aníbal Ibarra firmarono un accordo per rendere l’ESMA un museo per la memoria dei crimini della dittatura, la promozione e la difesa dei diritti umani. L’inaugurazione fu accompagnata dal discorso di uno dei tanti figli di desaparecidos nati all’ESMA, Emiliano Hueravillo:
“Mi chiamo Emiliano Hueravillo, sono nato qui alla ESMA. Qui mia madre, Mirta Mónica Alonso, mi diede alla luce. Come lei, in tutti i centri di detenzione della zona sud di Buenos Aires, centinaia di coraggiose donne diedero alla luce i loro bambini in mezzo ai medici torturatori. A Tutti i nostri fratelli e sorelle che sono nati qui, e che non sono ancora ritornati alla propria famiglia come ho potuto fare io: voglio che sappiano che li stiamo cercando, li stiamo aspettando, vogliamo raccontargli che le loro madri li amavano, che i loro padri li amavano, e che appartennero alla parte migliore di una generazione che si mise in gioco completamente per consegnarci un paese migliore”.
7 luglio 2012, Wanda Montanelli
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Furti di bambini Condanna per la giunta argentina
Buenos Aires, condannati i responsabili del furto di 500 figli di “desaparecidos”. Sono Jorge Videla e Reynaldo Bignone, presidenti durante la dittatura militare che governò l’Argentina tra il 1976 e il 1983. La sentenza è stata accolta dalle centinaia che aspettavano dentro e fuori l’aula di tribunale con uno scroscio di applausi, mentre in molti si sono commossi.
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Argentina, bimbi rubati
ai desaparecidos: Videla condannato a 50 anni
Piano sistematico di sequestro dei figli degli attivisti
Sentenza storica in Argentina: la condanna agli ex dittatori è stata accolta da urla di gioia e lacrime dalle centinaia di persone, tra parenti delle vittime, quegli stessi bambini adottati da militari
La gioia dei parenti dei desaparecidos argentini per la condanna a Videla (Ansa)
Buenos Aires, 6 luglio 2012 – Due ex dittatori argentini sono stati condannati a dure pene detentive per aver ordito un “piano sistematico” di sequestro di bambini a danno degli attivisti di sinistra uccisi tra il 1976 e il 1983: Jorge Videla, 86 anni, è stato condannato a 50 anni di carcere e Reynaldo Bignone, 84 anni, a 15 anni.
La sentenza è stata accolta da urla di gioia e lacrime dalle centinaia di persone, tra parenti delle vittime, quegli stessi bambini oggi riuniti alle loro famiglie e attivisti, riunite in aula e fuori dalla corte, davanti a un maxischermo.
La corte ha inflitto pene fino a 40 anni anche ad altri ex funzionari militari per la loro partecipazione a quello che ha definito un “piano sistematico” di sequestri e di appropriazione per persone vicine al regime di 35 bambini di attivisti dell’opposizione, nati in stato di detenzione. Due degli 11 imputati a processo dal febbraio 2011 sono stati assolti.
In aula era presente anche Estela de Carlotto, leader dell’organizzazione ‘Nonne di Plaza de Mayo’ che ha identificato 105 bambini rapiti, stimando in circa 500 il numero complessivo dei “bambini rubati” poi “adottati” sotto falsa identità. La donna ha accolto con favore la sentenza, che “conferma che c’era in Argentina un piano sistematico per rubare i bambini”. Videla fu al potere dal 1976 al 1981, mentre Bignone governò dal 1982 al 1983; secondo gli attivisti per i diritti umani furono circa 30.000 gli argentini “scomparsi” sotto il regime militare.
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Argentina, cinquant’anni a Videla
per i figli dei desaparecidos rubati
Jorge Videla e Reynaldo Bignone in aula durante la lettura della sentenza
La sentenza “storica” dà giustizia ai 500 bambini sotrattatti alle proprie madri.
La causa avviata nel 1996, in cella i vertici militari
Furto di neonati: una delle pagine più fosche scritte dalle dittature sudamericane, difficile persino da immaginare o da raccontare. Eppure, il furto dei bebè è avvenuto più volte durante l’ultimo regime argentino, tra il 1976 e il 1982: proprio per questo, la giustizia di Buenos Aires ha emesso una serie di sentenze già definite storiche, tra gli altri anche contro i generali Jorge Rafael Videla e Reynaldo Bignone.
Il verdetto è arrivato ieri notte – 15 anni a Bignone, 50 anni a Videla, alla guida della prima giunta militare responsabile del golpe del 1976 – ed è oggi in primo piano su tutti i media di Buenos Aires. L’Argentina si trova così, ancora una volta, a fare i conti con l’orrore degli anni della dittatura.
Anche altri militari hanno ricevuto pesanti condanne, accolte con sonori applausi nell’aula del tribunale da figli di desaparecidos che hanno recuperato la loro identità, da rappresentanti delle Madri e delle Nonne della Plaza de Mayo (associazioni di difesa dei diritti dei detenuti e delle loro famiglie) e da militanti per i diritti umani.
Tutti loro aspettavano una sentenza più dura – e cioè 50 anni di carcere, come per l’87/enne Videla – anche per Bignone, che oggi ha 84 anni ed è un anziano dall’aspetto molto fragile. Nel periodo in cui il regime aveva in mano il paese Bignone era a capo di “Campo de Mayo”, uno dei numerosi centri di detenzione della capitale e una sorta di “base” del sistematico piano di sottrazione, detenzione, occultamento e appropriazione di neonati organizzato dai “generales”: piccoli che erano, appunto, i figli dei desaparecidos.
Nel caso di Videla, questa condanna si somma ad altre per gravi violazioni dei diritti umani su più fronti, dalla “scomparsa” degli oppositori alla tortura. Oltre ai responsabili militari, colpevoli di aver ordinato il furto dei bebè, sono stati condannati anche esecutori e complici di questo piano: dal medico responsabile delle gravidanze nel centro di detenzione della Scuola di Meccanica della Marina (l’Esma, luogo-simbolo del terrore, oggi un museo per i diritti umani), ad una donna che faceva da “intermediaria” fra i rapitori dei bambini e le famiglie a cui venivano affidati.
Nell’aula dove è stata letta la sentenza, alle spalle di Videla c’erà l’ex ufficiale della marina Jorge Acosta, più noto come “El Tigre”, uno degli aguzzini dell’Esma, dove decideva tempi e vittime delle torture. Ha avuto una condanna di 30 anni di carcere. Nelle diverse cause portate avanti in questi anni a Buenos Aires sono coinvolti almeno 300 vittime e 26 imputati, tra alti vertici militari, come Videla ed ex membri della polizia, per esempio l’ex commissario Miguel Etchecolatz.
Secondo i dati delle nonne di Mayo, tra il 1976 e l’81 i militari fecero scomparire 500 neonati, o bambini molto piccoli. Di questi, un centinaio sono riusciti a recuperare negli ultimi anni la propria identità, in parte proprio grazie al lavoro svolto dalle “Abuelas”: «questa sentenza segna una giornata storica per tutto il mondo. È stato confermata la sistematicità del furto dei nostri bambini», ha commentato al termine dell’udienza, senza nascondere la propria commozione, la leader delle “Nonne”, Estela de Carlotto.
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