La fusione miliardaria finisce anche nel carrello, attraverso frutta, cereali e perfino gelato che mangiamo senza renderci conto di quanto siano “trattati”
Sara Bracchetti
BRUXELLES – C’è, anzi c’era, il “no” degli agricoltori; il “no” degli ambientalisti. C’è il “sì”, invece, dell’Unione Europea, che in questo caso va al tempo presente e non è solo un monosillabo, ma un’autorizzazione. Poco dopo le 11 di ieri mattina, 21 marzo, la notizia ha cominciato a fare il giro del mondo: Bruxelles ha dato il nulla osta a quella fusione che vale 66 miliardi di dollari, osteggiata da ampie parti, temuta anche di più, ogni volta rinviata nel corso di oltre un anno di tira e molla.
Bayer-Monsanto. Agli scettici non resta che l’ironia più amara, tradotta in immagine e ridicolizzata attraverso il matrimonio infernale di un uomo e una donna che dimostrano davanti alla sede dell’Ue. «Aiuteremo gli agricoltori di tutto il mondo a creare cibo più nutriente in modo sostenibile, con beneficio per i consumatori e per l’ambiente», promette Werner Baumann, Bayer; ma gli spauracchi di ogm, glifosato e i neonicotinoidi che uccidono le api hanno più potere -o potenza- di lui e le sue dichiarazioni.
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