Coretta Scott King, la vedova e l’erede del sogno di Martin Luther King, è morta nel sonno a 78 anni in un centro olistico del Messico. Dopo l’assassinio del marito, nel 1968 a Memphis, ne aveva raccolto la fiaccola: per decenni era stata testimone e protagonista delle battaglie per i diritti civili in America. Come Jackie Kennedy, altra celebre vedova di quegli anni tumultuosi a cui spesso è stata paragonata, Coretta avrebbe potuto ritirarsi nell’ombra: si dedicò invece anima e corpo al lavoro lasciato incompiuto, viaggiando instancabilmente da una costa all’altra degli Usa per dar corpo al messaggio di un’America in cui tutti, bianchi e neri, fossero uguali. L’anno scorso in agosto aveva subìto un ictus che l’aveva lasciata paralizzata e priva della parola: in gennaio per la prima volta in vent’anni aveva mancato le commemorazioni nell’anniversario della morte di Martin Luther King. «La figlia Bernice ieri ha cercato di svegliarla, e non si è svegliata», ha detto Andrew Young, ex sindaco di Atlanta e ex ambasciatore all’Onu, il primo in un coro di voci di leader dei diritti civili e politici di ogni colore, dal presidente George W. Bush al senatore Ted Kennedy, dalla poetessa Maya Angelou all’ex candidato presidenziale Al Sharpton.

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