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 PUO' DIRE "VITA AL LIMITE" A 12 ANNI?
Dafne Almazàn il giorno della sua laurea

Si può parlare di “vita al limite” quando si hanno solo 12 anni? Si, si può. Qual è il limite? Il posto in cui si ha la buona (o pessima) sorte di nascere e la famiglia che ti mette al mondo.

Dafne Almazàn ha 13 anni, vive in Mexico e il suo più che un limite è un dono. Ha un quoziente intellettivo di 130 (come sua sorella), si è appena laureata (esatto, laureata a 13 anni) in Psicologia, scrive, legge e parla cinque lingue, studia robotica e dipinge olio su tela. E’ stata inserita tra le 50 donne più influenti del Messico ed ha “rubato” il primato di “psicologo più giovane al mondo” a suo fratello Andrew (che ha un quoziente intellettivo di 162, maggiore quindi di quello di Eistein). I suoi progetti per il futuro sono continuare a studiare per prendere un master e un dottorato. E’ una bimba prodigio, che farà grandi cose.
Tutto questo perchè Dafne ha avuto la fortuna, oltre a quella di avere un intelligenza senza pari (al di fuori dei suoi parenti) di nascere in quella che volgarmente potrebbe essere definita “una famiglia di geni”. Suo padre è neurochirurgo e sua madre filosofa, insieme hanno fondato il Cedat, Centro di attenzione al talento, nel quale si sono formati i tre figli prodigio che hanno potuto coltivare e sfruttare al meglio il proprio potenziale. Dafne si dice contenta perchè avendo avuto la possibilità di studiare al Cedat non ha avuto quello che è il problema più grande del 93% dei bimbi superdotati come lei, cioè quello di esser definiti dalla scuola come svogliati o iperattivi, quando in realtà semplicemente si annoiano.
Khadijia Al-Salami invece a scuola non c’è mai andata. E’ nata nello Yemèn, oggi ha 49 anni ed è una regista e scrittrice affermata, ma quando aveva l’età di Dafne è stata una di quelle “spose bambine” di cui ultimamente si legge su tutti i giornali. In un’intervista a Vanity Fair, nel promuovere il suo ultimo lavoro racconta la sua terribile storia.
Khadijia è nata in una famiglia poverissima a Sana’a, a 12 anni è stata venduta ad un trentenne ed è diventata sua moglie, stessa sorte che era toccata a sua madre quando aveva la sua età. “Ogni volta che vedi calare il sole ti chiedi se uscirai viva dalla notte di violenze che ti aspetta inesorabile”, queste sono le parole con cui racconta la sua storia. E poco importa che dopo tre settimane il suo incubo sia finito, perchè il marito riportandola a casa per un “comportamento inaccettabile” ha fatto di lei un “disonore per la famiglia”. Proprio così. Il paese, la cultura e la famiglia in cui è nata sono diametralmente opposti rispetto a quelli di Dafne. E’ dovuta fuggire per chiedere il divorzio, che le è stato concesso dopo due anni, è stata ripudiata dalla famiglia ed accolta da un associazione. Poi la sua vita ha preso una piega decisamente migliore, ha avuto la possibilità (grazie all’associazione che l’ha accolta) di studiare, laurearsi e diventare la donna affermata che è oggi.
Ma la sua storia messa a fianco di quella di Dafne fa riflettere, farebbe riflettere anche se paragonata a quella di una qualsiasi dodicenne occidentale, ma vedere i due estremi fa ancora più impressione. Chissà se Khadija fosse nata in Mexico, forse sarebbe diventata la più giovane regista mai esistita, forse se avesse studiato al Cedat avrebbe imparato anche lei il latino, il mandarino, l’inglese, il francese e lo spagnolo. Forse se avesse avuto due genitori come gli Almazàn sarebbe stata anche lei una delle 50 donne più influenti di una nazione, forse. (Claudia Carotenuto, 17/08/2015)

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