(ANSA) – ROMA, 30 MAG – ”In Iraq non ci posso tornare”, ma ”continuero’ a lavorare con gli iracheni, da Amman”. Lo dice in un’intervista al settimanale ‘Grazia’ Simona Torretta – rapita assieme alla collega dell’associazione ‘Un ponte per..’ Simona Pari in Iraq nel 2004 e liberata dopo un mese e mezzo di prigionia – sottolineando le difficolta’ di tornare ad una vita normale dopo un’esperienza cosi’ traumatica. ”Da quando ci hanno rapite, tante cose sono cambiate – racconta la volontaria – Per il mondo siamo diventate gli ex ostaggi, ‘le Simone’.”. Ma la realta’ e’ che e’ ”come se perdessi una parte della tua identita’. Non e’ facile venirne fuori. Io e Simo, ci stiamo provando. Lei se n’e’ andata da questa organizzazione (lavora per l’inglese Oxfam) e dall’Italia. Io sono rimasta qui a raccontare me stessa e il mio Iraq, quello dei bambini e delle donne, di centinaiadi civili che ogni giorno muoiono nell’esplosione di autobombe dei terroristi iracheni, vengono sequestrati da bande armate e giustiziati senza motivo. Basta uscire di casa per rischiare la vita”. Per questo, ma non solo, ”in Iraq non ci posso tornare”. A luglio, pero’, riprendera’ il lavoro con gli iracheni. ”Torno tra loro – dice Simona, che attualmente e’ responsabile del progetto ‘Justice Network for prisoners’ a sostegno dei detenuti nelle carceri irachene – ad Amman”. Nonostante le due Simona abbiano preso strade diverse, continuano a sentirsi. ”Ci sentiamo sempre o ci scriviamo le e-mail – spiega – anche da lontano. Tra noi c’e’ qualcosa che non si puo’ spiegare, un legame che non si spezzera’ mai”.
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