IO, FORMICA
Vorrei essere possibile conca
per lo sguardo totale dell’aquila
ma rimango formica
che intende solo ogni erba e fiore
del proprio minimo angolo.
Da: In piena sulla conchiglia, Pagine, 2002
Questa breve e intensa lirica si muove secondo due metafore che incarnano il concetto del contrasto tra sogno e realtà.
La poetessa vorrebbe poter accogliere lo sguardo dell’aquila (essere conca avvolgente) ma resta formica: non si può cambiare la propria natura. Attenzione: Iole non dice che vorrebbe essere aquila ma che vorrebbe accogliere il suo sguardo. C’è molto da dire. Non l’aquila desidera essere la Poetessa ma l’attira il suo modo di vedere poiché è profondo, vede lontano… Infatti, l’aquila vede 6 volte meglio dell’uomo con un raggio visivo di 300°! E il Poeta vuole arrivare a vedere l’essenza delle cose. Si noti il contrasto espresso dai due aggettivi possibile riferito a se stessa e totale riferito invece all’aquila: il certo e l’incerto, il sicuro e l’insicuro, il piccolo (Iole-formica è nel minimo angolo) e il grande! Eppure quanto è grande la formica che conosce bene il suo mondo fatto di erba e fiori, che sta bene nel suo universo! L’aquila è il re degli uccelli, incarnazione, sostituto o messaggero della più alta divinità e de l fuoco celeste, il sole che lui solo osa fissare senza bruciarsi gli occhi: la formica è il simbolo dell’attività laboriosa, della vita organizzata in società, della preveggenza. Si tratta in fondo di due aspetti della personalità e dell’anima di Iole e forse di ognuno di noi perché poiché la condizione umana: aspiriamo all’Azzurro (aquila cioè forza, sicurezza, fierezza e bellezza) e siamo condannati all’inferno terrestre (la formica) (Charles Baudelaire).
Fausta Genziana Le Piane
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