“Solo” 15mila euro di budget. Sta diventando un caso

il film a costo zero che racconta i “giovani” precari

spa 2 - SPAGHETTI STORY
Una immagine tratta dal film “Spaghetti story”

Per girarlo ci sono voluti solo 11 giorni. Nel giro di poche settimane ‘Spaghetti story’ è diventato il fenomeno cinematografico del momento, gran successo a Roma. Il regista 39enne, Ciro De Caro: “Rappresenta la mia generazione, non solo nella storia che racconta, ma anche nel modo in cui è stato realizzato: con pochi soldi”

di Cristina Raschio Roma 12 gennaio 2014

È costato solo 15mila euro. Per girarlo ci sono voluti solo 11 giorni. Una sola ottica, nessun primo piano, effetti speciali nemmeno a parlarne. Nel giro di poche settimane ‘Spaghetti story’ è diventato il fenomeno cinematografico del momento, soprattutto nella Capitale dove in alcuni cinema ha registrato il sold out battendo persino gli incassi del cinepanettone. Il film, primo lungometraggio del regista romano Ciro De Caro, parla della precarietà giovanile, ma lo fa in maniera inedita, semplice, genuina. Proprio come un piatto di spaghetti. “Una storia italiana raccontata all’italiana, – dice il regista a Rainews.it – sull’essere positivi a dispetto di un contesto avverso”.
“Spaghetti story racconta e rappresenta la mia generazione: con pochi soldi”.
Il film, distribuito da Distribuzione indipendente, racconta la storia di quattro giovani adulti dei nostri giorni, affamati dalla speranza, forse un po’ azzoppata, di poter dare una svolta alla loro vita, rigorosamente 30enni e con contratti di lavoro mordi e fuggi. Il protagonista Valerio (interpretato da Valerio di Benedetto, ndr) si arrangia con impieghi part-time e spera, prima o poi, di poter vivere del proprio lavoro: l’attore. Il suo amico Scheggia (Cristian Di Sante) vive ancora con la nonna, ma sa già come crearsi “una posizione”. Serena (interpretato da Sara Tosti) è una studentessa, ma vorrebbe costruire una famiglia con Valerio. Giovanna (Rossella D’Andrea) lavora come massoterapista, ma sogna di diventare chef di cucina cinese. Ognuno giudica l’altro, ed è cieco di fronte alle proprie esigenze e potenzialità. A cambiare un po’ le loro vite sarà la giovane prostituta cinese Mei Mei (Deng XueYing). “Sono ragazzi che conducono vite dagli orizzonti ristretti, ma che hanno animi non ancora corrotti, non ancora gretti, e che, anche se stretti in grandi difficoltà, scelgono di correre in aiuto di chi ne ha ancora di più. ‘Spaghetti story’ – aggiunge De Caro – rappresenta la mia generazione non solo nella la storia che racconta, ma anche nel modo in cui è stato realizzato: con pochi soldi”.
Richiesto anche in altre città, unico film italiano in concorso a Mosca
Uscito il 19 dicembre, a Roma e Milano, ‘Spaghetti story’ è sempre più richiesto: sarà proiettato a Napoli, Ancona, Trieste, Vicenza, Catania. “Hanno mostrato il loro interesse anche distributori esteri”, dice De Caro. Ma non finisce qui: il film è stato l’unico italiano in concorso al festival del cinema di Mosca (tra le kermesse cinematografiche più importanti al mondo), Reykjavik, Hong Kong, Cracovia, San Marino, Napoli.
“I giovani precari di oggi costretti tutti a fare gli attori”
Qual è il messaggio di Spaghetti story? “Io racconto la storia di un ragazzo che vuole fare l’attore, di una ragazza che vuole fare la ricercatrice, ma la mia storia vale un po’ per tutti i giovani adulti costretti a fare colloqui di lavoro in continuazione, sempre messi alla prova, sempre alla ricerca di se stessi. I precari di oggi sono tutti obbligati a fare gli attori per cercare di piacere, per trovare lavoro. I ragazzi della mia generazione, quindi dai 30 anni in su, sono stati, e sono ancora oggi, costretti a non poter diventare adulti. Abbiamo vissuto la felicità degli anni Ottanta in cui ci dicevano che tutto sarebbe stato possibile. E ora è arrivato il ben servito. Il messaggio che mi sento di rivolgere a coloro che vivono questa situazione è: ‘riconquistate la vostra identità, basta dover fare i finti per piacere agli altri, perché così facendo non si fa altro che alimentare questo tritacarne’”.
“Ci siamo presi il diritto di raccontare la nostra storia”
Obiettivo del film? “Abbiamo dato voce a una generazione che non ce l’ha. Con questo film ci siamo presi il diritto di raccontare la nostra storia. ‘Spaghetti story’ è una commedia, fa ridere. Ma fa anche piangere”.
“Non è vero che con la cultura non si mangia”
Ma come è stato possibile realizzare il film? “Ci sono voluti all’incirca 15mila euro, ho venduto la macchina e parte di questi soldi sono andati a coprire i costi di produzione. Alla fine del film abbiamo ricevuto l’aiuto di due produttori che ci ha così permesso di uscire nelle sale”. La Distribuzione Indipendente ha creduto in noi. Al cinema ‘Aquila’ di Roma per sette volte ‘Spaghetti story’ ha registrato il sold out. Benissimo anche al cinema ‘Tiziano’, sempre della Capitale. Non è vero che con la cultura non si mangia. Anzi, con la cultura mangia tanta gente”.
Molti genitori mi dicono: “Ora capiamo come vivono i nostri figli”
Qual è il pubblico di ‘Spaghetti story’? “Alla fine di ogni proiezione io e il cast ci posizioniamo fuori dalla sala. Poi, quando tutti escono ascoltiamo le reazioni. Ci sono bambini, adulti, genitori. Una coppia un giorno mi ha detto: “Abbiamo capito come vivono i nostri figli” (12 gen 14).

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