Dopo avere fatto proprie le proposte dei Radicali sul bilancio consolidato per gli enti locali e l’anagrafe pubblica degli eletti, chiediamo al governo di raccogliere ulteriori istanze dei Radicali elaborate da Federico, Granata e Massari, al fine di aggredire la fonte più importante di sprechi, corruzione e clientelismo politico a livello locale. La prima è relativa alla messa in vendita di società comunali, provinciali e regionali che non forniscano servizi pubblici essenziali e di interesse generale, e che costituiscono una macroscopica intromissione, inutile, anzi dannosa, nella libera competizione di mercato. Proprio dalla vendita di queste partecipazioni si potrebbero ricavare ingenti risorse, oltre al risparmio pari ai 15 miliardi circa di debito che annualmente “producono”, risorse da destinare più utilmente alla riduzione del debito pubblico e delle imposte locali.
Facciamo alcuni significativi esempi. Nessuno può ragionevolmente sostenere che, con tutte le aziende che competono nel settore informatico in Italia, la società “Lombardia Informatica spa” resti nelle mani della Regione che ne detiene il 100 per cento, Regione che potrebbe affidare i servizi attraverso una regolare gara d’appalto. Un’altra società pubblica di quelle parti, Finlombarda, detiene una partecipazione in “Skiarea”, una stazione sciistica della Valchiavenna. “Milano Sport” e “Milano Ristorazione” gestiscono rispettivamente alcuni impianti sportivi e la refezione nelle scuole e nelle case per anziani. Non potrebbe provvedere una qualunque società privata in base ad un valido contratto di servizio predisposto dalla Regione? In Veneto le cose non vanno meglio: il comune di Venezia controlla il Casinò, attività tutt’altro che sociale, mentre il comune di Jesolo controlla il 51 per cento di “Jesolo Turismo”, che gestisce campeggi e la manutenzione dei pontili lungo la spiaggia. Se scendiamo lungo lo stivale, scopriamo che “Lazio Service” controlla completamente una società di lavoro temporaneo, che “Banca Impresa Lazio” è cogestita dalla Regione e che “Enoteca regionale” è partecipata al 52,5 per cento dall’Agenzia regionale per lo sviluppo dell’agricoltura. Potremmo continuare a lungo, ma è più utile tornare a descrivere le soluzioni, non ad elencare mali noti.
Proponiamo che venga al più presto definita una anagrafe pubblica delle attività economiche degli enti locali e delle Regioni. Questa anagrafe servirà alle dismissioni di partecipazioni non strategiche, i cui proventi serviranno a ridurre le imposte per i ceti più deboli e a costruire un welfare “di prossimità”, mediante la distribuzione di voucher ai cittadini poveri.
Tutte le società pubbliche locali, in ogni caso, dovranno rendere pubblici i bilanci, indicando gli obiettivi annuali, appalti e subappalti, con i curriculum vitae e gli stipendi dei dirigenti accessibili a tutti. Riteniamo necessario far ben conoscere il sistema degli affidamenti “diretti” (quelli, cioè, affidati senza gara), spesso non cristallini, la qualità delle prestazioni rese, il grado di soddisfazione degli utenti, condizionando la permanenza in carica degli amministratori al conseguimento dei risultati: tutto questo può essere possibile grazie a forme di controllo diffuso garantito dalla pubblicazione di questi dati online.
Si pone così un’altra questione importante: accanto all’anagrafe pubblica degli eletti, è indispensabile che ve ne sia un’altra relativa ai nominati, senza la quale sarebbe assurdo parlare di trasparenza. Altrettanto, dopo aver ottenuto la pubblicazione dei bilanci consolidati di comuni e province, è necessario estendere questa misura alle Regioni. Proponiamo poi l’incompatibilità assoluta fra incarichi politico-istituzionali e incarichi in banche, fondazioni e imprese partecipate. In generale, è indispensabile limitare al massimo il fenomeno dei doppi o tripli incarichi nel settore pubblico e parapubblico.
Il tanto decantato referendum sull’acqua, per esempio, ha abrogato fra le altre cose le norme di incompatibilità fra chi concede un servizio pubblico e chi lo gestisce: occorre reintrodurre queste disposizioni al più presto, per evitare che il controllato coincida con il controllore. Regole trasparenti e premio del merito anche per chi lavora nella pubblica amministrazione ci appaiono scelte non più rinviabili, necessarie per ridurre il debito. (Marco Beltrandi, 2 novembre 2012)

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