Sul caso della dottoressa Ester Pasqualone uccisa probabilmente da uno stalker, la psicoterapeuta Margherita Spagnuolo Lobb spiega: “La legge anti-stalking introdotta nel 2009 è un passo in avanti fondamentale ma non è sufficiente per proteggere le vittime. Lo stalker è infatti una persona disturbata, a volte gravemente, o uno psicopatico, per il quale la pena del carcere non è un deterrente per il semplice fatto che si tratta di un individuo che agisce non in modo razionale ma preda di pulsioni incontrollabili”
L’uomo sospettato di essere lo stalker che ha ucciso l’oncologa Ester Pasqualone è stato trovato morto nel suo appartamento a Martinsicuro, nel Teramano: secondo la psicologa Margherita Spagnuolo Lobb, direttore dell’istituto di Gestalt HCC Italy, questo caso è la dimostrazione dell’inadeguatezza della legge anti-stalking che, introdotta nel 2009, è un passo in avanti fondamentale ma non è sufficiente per proteggere le vittime. Lo stalker è infatti “una persona disturbata, a volte gravemente, o uno psicopatico”, per il quale la pena del carcere non è un deterrente per il semplice fatto che si tratta di un individuo che agisce non in modo razionale ma preda di pulsioni incontrollabili.
Uno stalker, spiega l’esperta, “è mosso nei suoi comportamenti da un desiderio d’affetto che però esprime in modo aberrante con una necessità di possesso che si concretizza in appostamenti, pedinamenti, telefonate indesiderate o oscene, invio di lettere, biglietti, e-mail, sms/mms, regali non richiesti. E che davanti al rifiuto diventa un desiderio di rivalsa che arriva alle minacce, alle aggressioni fisiche e perfino, come in questo caso, all’omicidio”.
Lo stalker, sottolinea Margherita Spagnuolo Lobb, “non ha la maturità psicologica per differenziare il suo desiderio dalla realtà dell’altro, e quando le sue richieste vengono frustrate cade preda della rabbia. Che può sfociare in comportamenti primitivi di violenza impulsiva quando lo stress relazionale diventa insopportabile a causa della frustrazione”.
Lo stalker è dunque a tutti gli effetti “una persona disturbata, a volte gravemente, per un disturbo borderline (che lo rende incapace di agire in modo integrato e coerente), oppure uno psicopatico (cioè una persona con un egocentrismo patologico, incapace quindi di affezionarsi e di provare amore per gli altri). Nel primo caso, lo stalker uccide perché in preda a un raptus rabbioso, nel secondo con premeditazione e lucidità ma comunque spinto da pulsioni proprie di un soggetto disturbato o malato”.
Proprio per questo motivo, sostiene il direttore dell’istituto di Gestalt HCC Italy, la legge sullo stalking non è sufficiente per proteggere le vittime. “Ci troviamo infatti di fronte – spiega – a una grave patologia, per controllare la quale una legge o lo spauracchio della punizione, del dover pagare le conseguenze delle proprie azioni, non sono un deterrente né adeguato né efficace, perché le azioni dello stalker non fanno parte della sfera razionale”. Ecco allora che, se da un lato la legge attuale è senza dubbio “importante e necessaria”, dall’altro bisognerebbe affrontare il problema facendo un ulteriore passo in avanti con la prevenzione. Che, rimarca l’esperta, è possibile: nel caso dello psicopatico “facendo attenzione alla mancanza di affezione legata a comportamenti grandiosi e capacità seduttiva”, mentre nel caso di personalità disturbate diagnosticando “la mancanza di coerenza e costanza in persone che non hanno un senso di sé integro e soffrono quando si sentono preda degli impulsi”.
Per quanto riguarda le potenziali vittime, il suggerimento della psicoterapeuta è quello di “non dare mai confidenza alle persone moleste, perché confidare nel fatto di convincerle a desistere è controproducente. Più di cerca di convincere lo stalker a lasciar perdere, infatti, più c’è il rischio che questo individuo sviluppi un attaccamento morboso o nutra speranze, per poi sentirsi doppiamente frustrato nel momento in cui riceve un diniego. Meglio non guardarlo mai negli occhi e non creare alcun tipo di legame”.
Comments