L’uomo a processo per molestie nei confronti della sua ex. Secondo la perizia avrebbe difficoltà a gestire l’abbandono di Laura Borsani
MONFALCONE A processo per stalking nei confronti dell’ex fidanzata. Con il dubbio circa la capacità di intendere e volere dell’imputato. Una vicenda, avvenuta nel mandamento monfalconese.
Alle prime battute del procedimento è stata depositata una perizia di parte, quella del legale difensore. In sostanza vengono chiamate in causa problematiche legate alla difficoltà di gestire il senso dell’abbandono. Il discrimine riguarderebbe proprio la consapevolezza circa l’illegittimo comportamento molesto e la portata delle conseguenze arrecate. Una situazione al limite, dove la razionalità viene “compromessa” dalla sfera emotiva.
La perizia rappresenterà motivo di discussione in dibattimento, al Tribunale di Gorizia, davanti al giudice monocratico.
Tutto era scaturito nel momento in cui la relazione tra i due si era interrotta. I fatti risalgono tra l’autunno 2016 e il 2017. Circa sette mesi di “interferenze” nella vita della donna, tenuta sotto stretta osservazione, tanto da indurla a modificare abitudini e comportamenti. A carico dell’uomo era intervenuta nel frattempo una misura cautelare di divieto di avvicinamento alla sua ex. All’imputato vengono contestati dalla pubblica accusa una serie di azioni ossessive, come quella di seguire gli spostamenti della donna, raccogliere informazioni tra le sue amicizie, fino alle telefonate e ai messaggi al cellulare.
La questione che ora sembra farsi avanti è dunque la natura di quei comportamenti evidentemente riconducibili allo stalkeraggio trattandosi di azioni ripetute e invasive. Ovvero se l’uomo ne abbia piena contezza.
Durante l’udienza filtro, al Tribunale di Gorizia, il legale difensore quindi aveva richiesto una perizia, sulla scorta di una serie di elementi rappresentati dall’avvocato, in particolare in ordine a manifestazioni di autolesionismo.
Istanza accolta dal giudice e che è stata depositata. In pratica, nella perizia viene sostenuta la parziale capacità di intendere e volere, determinata dal fatto che l’uomo «vive male l’abbandono», in questo caso pertanto il rifiuto della sua ex fidanzata.
Una sorta di vuoto affettivo e di angoscia abbandonica capaci di innescare comportamenti ossessivi e compulsivi. Fragilità che però, sempre secondo la perizia, non compromettono la capacità intellettiva, poiché l’uomo è in grado di condurre una vita regolarmente autonoma e di lavorare.
«Il mio assistito -sostiene l’avvocato difensore dell’imputato- non aveva consapevolezza del disturbo arrecato con il suo comportamento, poiché voleva solo riconquistare la persona amata». Un soggetto, dunque, per il legale imputabile, ma tenendo conto della sua particolare condizione.
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