Il Governo inglese ne ha dato annuncio ufficiale qualche giorno fa e la notizia è stata accolta con un plauso non solo dall’ambiente giuridico, ma anche da tutti quegli uomini e (soprattutto) donne che ogni giorno sono costretti a confrontarsi con un’ondata di violenza inesauribile, sempre più ‘esplosiva’ e sorda a ogni richiamo: le pene per gli stalker in Gran Bretagna raddoppieranno, da 5 a 10 anni. Per i casi più gravi, i termini saliranno da 7 a 14 anni. (Fonte The Telegraph http://www.telegraph.co.uk/women/life/rejected-love-obsessed-erotomanic-inside-disturbed-mind-stalker/). Le indagini del governo inglese hanno rivelato come la maggior parte degli stalker riceva una condanna troppo leggera (da 1 anno a 14 mesi), tanto da far sentire il criminale ‘autorizzato’ a violare la sanzione comminata o l’ordine restrittivo.
“Alcuni di quelli che si rendono autori di questi crimini presentano tratti psicotici o mostrano segnali di una grave malattia mentale. In determinati casi, questi soggetti possono soffrire di disturbi della personalità non diagnosticati. Più a lungo questi episodi di stalking persistono e sono invasivi, maggiore è la probabilità che ci sia un disturbo mentale alla base del comportamento. Spesso si tratta di persone affette da sindromi narcisistiche, con personalità dai tratti immaturi, infantili, fragili. È importante che gli stalker siano valutati da professionisti della salute mentale in grado di diagnosticare, trattare adeguatamente e indicare i rischi derivanti da una relazione con soggetti che presentano tali personalità”, spiega l’avvocato Lorenzo Puglisi, Presidente e fondatore dell’associazione SOS Stalking. Purtroppo, e la cronaca di questi ultimi giorni ce ne offre una testimonianza diretta, nemmeno le misure ‘restrittive’ con cui i giudici tentano di tutelare le vittime si dimostrano in alcun modo utili, poiché non sono sufficienti a placare l’stinto persecutorio dello stalker. “La ragazza di Rimini sfregiata con l’acido dall’ex che non accettava la fine della relazione è l’ultima di una serie di vittime che questa legge non è in grado di proteggere – aggiunge Puglisi, che pone poi l’accento sul numero delle vittime dell’anno appena concluso – Nel 2016, 116 donne sono rimaste uccise per mano di mariti, ex mariti o e ex fidanzati incapaci di gestire la separazione, dramma a cui si aggiunge quello delle vittime secondarie, ovvero dei figli (78 nel solo 2016) rimasti orfani di uno o di entrambi i genitori in quei casi all’omicidio sia seguito il suicidio del persecutore”.
“È evidente che le misure coercitive previste dalla legge (detenzione domiciliare o carcere) non aiutino il persecutore, che da solo non può e spesso non vuole affrontare il suo problema psicologico, e soprattutto non siano sufficienti a difendere la vittima, che in almeno un caso su tre continua a essere molestata dopo la denuncia e talvolta dopo la condanna, spesso con un’intensità e una ferocia anche maggiori”, sottolinea ancora Puglisi. Ma allora quali sono gli strumenti che le vittima possono utilizzare per difendersi efficacemente dal più odioso dei reati? “Dal momento che la risposta delle nostre istituzioni spesso non è sufficiente, la strategia migliore è quella della prevenzione. Evitare di intrecciare relazioni con soggetti che ci trasformino in vittime è sicuramente la più efficace”, spiega l’avvocato.
Se è vero che in 8 casi su 10 la vittima dichiara che il persecutore non aveva mai dato indizi di personalità violenta prima di commettere tali reati, è pur vero che ci sono segnali comuni e che i 2/3 degli stalker presentano i tratti caratteristici dei narcisisti perversi. Chi sono e come si individuano? “È fondamentale saperli riconoscere per evitarli – sottolinea ancora l’avvocato, che elenca alcune delle caratteristiche tipiche del narcisista/stalker – In particolare è necessario stare molto attenti a quei soggetti che presentano un’alta considerazione di se stessi, che tendono a mitizzare le proprie capacità, che appaiono spesso presuntuosi, che credono di essere speciali, superiori, di dover essere soddisfatti in ogni loro bisogno e che pretendono di avere diritto ad un trattamento particolare”.
I manipolatori perversi hanno come obiettivo quello di agire attraverso la manipolazione e il raggiro per far compiere al proprio interlocutore delle azioni che tornano ad esclusivo vantaggio personale, approfittandosi dell’amore altrui a scopo egoistico. I manipolatori non provano senso di colpa per quello che fanno poiché tutto è finalizzato a soddisfare il proprio ego. Manipolano la vittima amorosa con falsa tenerezza, e dopo averla conquistata se ne nutrono in maniera avara.
SOS Stalking offre una panoramica dei comportamenti più comuni, a cui è necessario porre maggiore attenzione e che, una volta riconosciuti e individuati, possono aiutarci a stare alla larga dai potenziali persecutori:
1) il ricatto affettivo e le minacce: l’affettività diventa una merce di scambio, il ricatto è sottile a volte impercettibile, ma alla lunga si ha l’impressione di essere imprigionati in una modalità di relazione che non da libertà di scelta poiché ogni gesto viene valutato e misurato in funzione del tornaconto personale.
2) la colpevolizzazione: la causa dei propri problemi è sempre attribuita all’altro e se si trova rimedio si è sottoposti a minacce di vario tipo che confluiscono spesso nell’interruzione della relazione.
3) le bugie e le lusinghe: quando arrivano complimenti e apprezzamenti in quantità e limitati nel tempo molto probabilmente il vostro interlocutore vuole ottenere qualcosa da voi. È fondamentale ricordare la differenza tra affetto e gentilezza, il primo è un sentimento profondo la seconda invece è un comportamento che non coincide necessariamente con un sentimento genuino.
4) la denigrazione: è un processo continuo e minuzioso, mirato a denigrare il partner, a minarne l’autostima attraverso la restituzione di una immagine negativa di sé che con il tempo finirà per fare propria.
5) l’ invadenza: consiste nel mettersi sempre al posto dell’altro e di intromettersi nelle sue scelte e decisioni senza prendere in considerazione il suo punto di vista.
6) le spalle al muro: è la tecnica che chiude il dialogo mettendo in evidenza le contraddizioni dei ragionamenti, manipolandoli in modo tale così da far passare l’altro come una persona incoerente e dalle idee poco chiare.
7) la dipendenza indotta: comprende sia la dipendenza affettiva che materiale, entrambe hanno come obiettivo di depotenziare e minare l’autonomia e l’indipendenza del partner mettendone in luce le debolezze e gli errori.
Comments