vz1917 - STALKING, 
 TRA OSSESSIONE E CONTROLLO: DA SOLA AD AFFRONTARE IL CARNEFICE 
 (CLAUDIA PILLONI)

Non è facile per me scrivere la mia storia senza lasciare spazio al dolore, alla sofferenza e alla rabbia. Se dovessi dire chi sono oggi, sicuramente sono una persona completamente diversa dalla Claudia di 13 anni fa, perché dal mio incubo di vittima di stalking non sono mai uscita e nessuno mi ha mai aiutata. Questa esperienza ha stravolto la mia vita e mi ha profondamente segnata nell’animo.

La mia storia inizia quando, a casa di una mia ex amica, incontro quello che sarebbe diventato il mio stalker. Da subito ho avvertito nei confronti di questo tipo un senso di diffidenza, il mio sesto senso mi suggeriva di stare alla larga per il suo modo di parlare e per il suo continuo vantarsi nel fare male alle donne. Sono stata offesa dall’inizio da questo ‘signore’ con frasi ingiuriose del tipo “tu sei come tutte le altre donne, stronza, prepotente e…”, parole irripetibili. Proprio per il suo modo di fare mi allontanai anche dal gruppo di amiche, con loro solo un rapporto di buona educazione, un saluto, un reciproco scambiarsi gli auguri per il compleanno e per le feste comandate, niente di più. Ormai ex amiche, i contatti sono stati chiusi definitivamente, perché poi hanno svelato il loro aspetto diabolico, aiutando lo stalker nella sua ossessione e nel controllo della mia persona. E non sono la sua unica vittima donna.
A fine ottobre 2006 inizia il mio inferno, fatto inizialmente di telefonate assillanti, aggressioni verbali, un continuo interferire nella mia vita professionale, che nel corso degli anni mi ha visto privare di lavori di prestigio e di importanti occasioni di crescita professionale, specialmente al di fuori della Sardegna. Da parte dello stalker mai un segno di redenzione. Solo un agire intenzionale e consapevole nel fare del male. Quando ho chiesto aiuto mi hanno fatto credere che, io vittima, avessi attirato quelle reazioni e che avessi la mia buona parte di colpe. In quei momenti ho visto sminuire la mia persona e l’aver manifestato il mio disagio, causato da questi comportamenti vessatori e persecutori, aveva e ha fatto arrabbiare e parecchio il mio stalker. Insomma, io sarei la causa di tutto e il movente andava ricercato nel mio modo di vestire o nel mio modo di rispondere. Proprio questo farmi sentire colpevole ha creato in me un senso di vuoto e di sfiducia e ha contribuito a farmi chiudere ancora di più in me stessa.

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