Se il detto cita: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” qualcosa di vero ci sarà perché la saggezza popolare non sbaglia mai. Spesso abbiamo ottime idee che però sono mal realizzate: è giusto che Cranach sia esposto a Villa Borghese, è giusto che una mostra sulla rosa trovi ambientazione nella Casina delle Civette di Villa Torlonia ma non è giusto che in entrambi i casi il povero visitatore giri ramingo senza capirci nulla tra una sala e l’altra alla ricerca del quadro di Cranach o di quello sulla rosa.
In ogni caso quale ambientazione, appunto, più adatta a mostrare la più bella tra le belle, il fiore simbolico più usato in Occidente, notevole per la sua bellezza, la sua forma, il suo profumo se non la Casetta delle Civette di Villa Torlonia?
Qui la rosa è ovunque: trionfa all’esterno in bellissimi arbusti, che si appoggiano alla costruzione e colorano le aiuole e che accompagnano il visitatore senza che se ne accorga all’interno dove ancora la rosa primeggia nei simboli araldici della famiglia Torlonia, rosa e cometa. Ma non basta: figura nelle vetrate medievaleggianti della Stanza dei Trifogli; sulle pareti della hall, dipinte a tempera (1909-1910) da Giovanni Capranesi, dove compaiono delicati decori con festoni di frutta e fiori; al piano superiore nelle vetrate del balcone di Paolo Paschetto 81920), dalle delicate sfumature di colore che vanno dal giallo al rosso dal bianco all’arancione; in una serie di bozzetti preparatori per vetrate appartenenti alla collezione del Museo; in oggetti databili ai periodi Liberty e Déco quali vasi Daum, Gallé, vaso con decoro a rose stilizzate di Galileo Chini, Fornaci San Lorenzo, maioliche di Richard Ginori e gioielli quali un collier di corallo di manifattura Ascione con fiori e foglie del 1920.
Fausta Genziana Le Piane
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