Nerina Negrello: “Pietro Tarantino dichiarato morto cerebrale ed espiantato è ancora in attesa di giustizia… mentre imperversa la pubblicità sul fasullo Testamento Biologico…”

La diagnosi di “frattura della base cranica” emessa dal Pronto Soccorso di Vaprio si trasforma, per incanto, all’atto del trasferimento del traumatizzato in altro ospedale in “sospetta frattura C2”. La prima diagnosi, corretta, dava possibilità di salvezza, la seconda, così utile alla dichiarazione di “morte cerebrale”, cancellava ogni speranza e interrompeva le cure.
La denuncia per omicidio volontario al fine dell’espianto è stata trascinata nelle sale giudiziarie per 14 anni esaurendosi, per incidente probatorio, nell’attesa di un processo regolare. Altri 5 anni sono passati nell’impossibilità di riaprire il caso per carenza di mezzi finanziari necessari.
La “giustizia negata” è prova del potere sanitario assoluto, oggi in pericolosa espansione come nella PDL del fasullo Testamento biologico, nelle “reti nazionali” di sperimentazione di cure palliative e terapia del dolore, finanziate nel nome di una “dignità” imposta dalla legge, nella sicumera di diagnosi/prognosi infauste, soprattutto nelle rianimazioni dove il malato è dichiarato vivo o morto a cuore battente a seconda dell’ideologia del medico e della classe sociale del paziente; senza contare la spinta alla medicalizzazione della vita tramite la medicina predittiva e le diagnosi precoci che ha diviso la società in classi di malati e i cittadini in cavie. Ci si domanda quali garanzie a difesa dei diritti della persona quando i medici hanno l’ultima parola su tutto e il mercato della malattia è supportato da un raccordo interistituzionale operativo tra sanità, parlamento, scuola e giustizia.
Gravissima la Legge 578/93 che impone la “morte cerebrale”. Assurda la PDL sul Testamento biologico che non contempla il diritto di opposizione alla “morte cerebrale” (dichiarata in 6 ore)
Gravissima la Legge 91/99 per la promozione dei trapianti che non prevede il caso che i medici che eseguono i protocolli possano certificare falsamente la “morte cerebrale” per imperizia o per dolo, e quindi non prevede alcuna punizione del reato. Come se i medici fossero una casta immune da errori e pulsioni criminali. Se i medici non rispettano l’opposizione all’espianto di organi e tessuti data dal cittadino e lo uccide, la legge prevede la reclusione da 15 giorni fino a 2 anni, il che significa che nella più parte dei casi si converte in una semplice sanzione pecuniaria. Stessa pena inconsistente per “chiunque procura senza scopo di lucro (!) un organo o un tessuto prelevato abusivamente”: non si troveranno mai le prove del lucro. E ancora per chi espianta, conserva e trapianta in luoghi non autorizzati è prevista solo una sanzione amministrativa che parte da € 1.033,00.
Quindi i medici possono fare tutto quello che vogliono, in virtù di una legge che non li punisce e di fronte ad una denuncia si tergiversa e non si procede nelle indagini.
Ricordando Pietro Tarantino ha un incidente alle 7 circa del giorno 23 marzo ‘89. Ricoverato al Pronto Soccorso dell’ospedale di Vaprio viene trasferito in elicottero all’ospedale di Bergamo ove giunge alla Neurochirurgia alle 9.00 ca. dove è valutato in coma profondo sotto Atropina, farmaco che produce midriasi(vietato). Ai familiari che giungono alle 11/11.30 il medico dice che il fratello è morto (sic) e chiede gli organi: opposizione immediata della famiglia. Dalla cartella clinica si rileverà che a Bergamo non fu né trattato, né curato: tolti perfino gli antiedemigeni iniziati dal P.S. di Vaprio, cura base ed indiscussa in questi casi; tenuto pesantemente disidratato e in grave ipossia nelle 24 ore rimasto in Neurochirurgia dove fin dal primo giorno vengono chiesti esami di laboratorio urgenti “X ESPIANTO”. Trasferito col timbro “DONATORE D’ORGANI” alla Rianimazione, dove il 24 marzo, giorno precedente al cosiddetto accertamento di “coma depassé”, viene eseguita una coronariografia invasiva e dannosa, finalizzata non al paziente, ma alla valutazione del cuore da trapiantare. I parenti si opposero andando in Questura ben 3 volte. Di nascosto, nel mancato rispetto della legge, il giorno 25 fu dichiarato, illegalmente, “morto cerebrale” ed espiantato a cuore battente all’insaputa dei familiari. Cuore e reni furono prelevati inspiegabilmente col “nulla osta” della Procura, il pancreas senza il “nulla osta” e si scoprì a posteriori dall’autopsia che il fegato e l’aorta furono trafugati.

Nerina Negrello – lega.nazionale@antipredazione.org

da Altra Calcata

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