edizioni KURUMUNY
Il testo è accompagnato da un CD (audiolibro)
Terza puntata
IDRUSA INNAMORATA
Sì, come un galletto di marzo
che all’improvviso appare
nella nuova stagione
con la sua livrea stravagante
le si parò dinnanzi il forestiero.
E si stupì Idrusa.
Come un migratore
che staziona per breve tempo dalle nostre parti
parve alla donna.
Irresistibile e pieno di fascino il suo apparire
nei pensieri della giovane e scontenta Idrusa.
Nel giorno, fra le tante cose da fare
riusciva a tener lontano il pensiero tentatore
ma dopo l’imbrunire, nella solitudine
riprendeva corpo la seducente visione.
Riempiva lo spazio attorno
terrazze, cortili, stanzucce
ne riempiva il silenzio.
La presenza del forestiero diventò così familiare
nella notte.
S’annullava il mondo attorno
s’annullavano le sue leggi capestro
s’annullavano le chiacchiere.
Era come immergersi nel miele e
non volerne più uscire.
Fu consapevole la giovane donna
di vivere la sua stagione d’amore
e la solitudine nel giorno era la bolla rarefatta
che proteggeva il suo bel sogno
che nella notte poi prendeva corpo.
Ma le ore del giorno erano tante
e Idrusa a volte faticava
a tener lontane le ombre del sospetto
che s’insinuavano proditorie nel suo cuore
come orde nemiche.
In quei giorni la giovane donna scopriva la gelosia
e di gelosia soffriva.
Poi nella notte, alle prime carezze
svanivano le ombre, come neve al sole…
Erano notti luminose, dorate.
La linea dell’orizzonte correva all’infinito
sotto i raggi di luna
e sotto l’ammiccar delle stelle si perdeva
e i profumi intorno
di gelsomino e di salsedine insieme
erano come l’incenso nelle chiese
sapevano di benedizione.
Il corpo della donna innamorata si stemperava
come pasta di pittore
si stemperava il suo animo
ed erano intorno mille sfumature
faville come nei fuochi della festa del paese.
Tornava poi nel giorno una punta di malessere
a pizzicarle il cuore
tornavano i sospetti
e la mente costruiva labirinti di ragionamenti
e torri di incertezze.
Fu infine prigioniera di se stessa Idrusa
assediata dall’orgoglio e dalla gelosia.
continua
— — — — — —-
Wilma Vedruccio è salentina. Ha insegnato nella scuola elementare per tutta la sua vita lavorativa. Innamorata della sua terra, usa la scrittura per recuperarne e difenderne le bellezze.
Mi regala un suo libricino accompagnato dalle musiche di Rocco Nigro intitolato Sulle orme di Idrusa: un dono prezioso e raro che mi ha fatto scoprire una figura mitica femminile indimenticabile, Idrusa.
Protagonista del racconto di Wilma è, infatti, Idrusa, personaggio di donna otrantina creata da Maria Corti e trasfigurata dalla storia nel mito. Quella raccontata da Wilma è quasi un’epopea e Idrusa ha la potenza di un’eroina della classicità: è senza età, non è soggetta alle categorie del tempo e dello spazio, incarna l’archetipo di donna proviene dal passato e si proietta indomita nel futuro.
Leggendo, percorro le tappe della sua vita, dall’infanzia all’innamoramento, dal matrimonio all’ardimento, alla seduzione ed è come se mi scrutassi in uno specchio, ché Idrusa era nome di donna. Emblema di lotta alla rassegnazione e all’ipocrisia, non sa mentire, né subire, né rinunciare, simbolo del riscatto femminile non la interessano i giochi delle femminucce, le loro chiacchiere, le loro storie. Idrusa spinge a cercare il fanciullino nascosto in noi, la fonte della poesia di cui sa lo stupore, la meraviglia, la curiosità fatti del volo di volatili ubriachi, d’aria e di sole, a cercare di ristabilire il rapporto inesauribile con la natura, di cui, lei, conosce tutte le fasi naturali, respirando odori, immagini, profumi, suoni, coinvolgendo tutti i sensi. Insomma, Idrusa a sognare ancora…
Questa figura mitica ha un rapporto particolare con il mare:
Il mare la salvò da quella morte
il mare dove lei ogni giorno moriva.
Si lasciava andare al ritmo delle onde per ore
si lasciava trasportare, si perdeva.
Piano il mare lavava il suo animo dalle impurità
e curava piano le ferite.
Dopo lunghe nuotate si sentiva rinata.
Il mare è il simbolo dinamico della vita. Tutto esce dal mare e tutto vi ritorna: luogo delle nascite, delle trasformazioni e delle rinascite. I primi due versi delle strofe proposte sono emblematici: acque in movimento, il mare simboleggia uno stato transitorio tra il possibile ancora informale e la realtà formale, una situazione di ambivalenza, che è quella dell’incertezza, del dubbio, dell’indecisione e che può quindi concludersi bene o male. Da qui il mare è contemporaneamente l’immagine della vita e quella della morte (il mare la salvò da quella morte/ il mare dove lei ogni giorno moriva).
Idrusa-mare-mito:
Mi piace Idrusa quando tu lavori in silenzio
attenta a vigilare il filo
perché non s’ingarbugli
in inutili o insolubili nodi.
Dice giustamente Ernst Jünger che non conosce il mare, chi non ha visto Nettuno: senza mito non c’è né passato né futuro.
L’accompagnamento musicale della fisarmonica alla voce narrante di Wilma conduce verso risonanze e radici antiche ma anche popolari: echi di vibrazioni passate e future.
Fausta Genziana Le Piane
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