indrusa - SULLE 
 ORME DELLA NOSTRA ANIMA: IDRUSA
edizioni KURUMUNY
Il testo è accompagnato da un CD (audiolibro)

Prima puntata Frecciaa 10 - SULLE 
 ORME DELLA NOSTRA ANIMA: IDRUSA
Seconda Puntata Frecciaa 10 - SULLE 
 ORME DELLA NOSTRA ANIMA: IDRUSA
Terza Puntata Frecciaa 10 - SULLE 
 ORME DELLA NOSTRA ANIMA: IDRUSA

Quarta puntata

IDRUSA PIETOSA

L’amor proprio rese ardita Idrusa, determinata.
La sua bellezza le permise di osare.
Si ritrovò così cortigiana, da popolana che era.
Fu ascoltata, coccolata, protetta.
Imparò ad ascoltare, s’incantò
si sorprese a storie che capiva a malapena.
Imparò ad essere pietosa
a voler bene a chi con lei era buono
generoso, gentile.
Imparò ad apprezzare la seduzione
che viene da un’età avanzata
da chi ha pareggiato i conti con la vita.
Bevve piano dolcissime sorsate
dal calice della compassione
offrì sorsate di fuoco nella stessa coppa.
E non ebbe più paura.

Quando arrivò la tempesta si stordì Idrusa
come tutti.
Per breve tempo fu confusa
poi risoluta seppe cosa fare
come affrontarla.
Percorreva sicura le strade giuste, senza paura
come se la sua anima in segreto
consultasse un codice d’onore antico
diventato carne e sapienza e slanci.
Fu impavida la giovane otrantina
come un uomo.
E infaticabile e attenta.
Tremò quanto le altre donne
ma non ebbe paura
si prodigò per i deboli e i feriti
ebbe pietà per gli orfani ed i morti.
Sapienti i suoi gesti
di saggezza antica
misurate le sue parole
ma piene di vita.

I suoi piedi nudi
andavan su e giù per tutto il giorno
sulle tessere policrome di fra Pantaleone
a portare aiuto e consolazione.
Scalava l’albero della vita Idrusa
ed ogni sua ramificazione
ora per tamponare una ferita
ora per chiudere gli occhi ad un otrantino
a cui il coraggio non aveva impedito
di perdere la vita
ora per addormentare un bambino disperato.
Intrecciava i suoi passi con le storie bibliche
e nella fantasia smarrita
sovrapponeva le facce nemiche
alle bestie mitologiche
nel mosaico lì rappresentate.
La notte poi, quando taceva la battaglia
le sembrava di sentire
gli urli dei tanti otrantini colpiti a morte
gli urli dei turchi
e i sospiri e i bisbigli delle donne
le parevan quelli del giudizio universale.
Faticava Idrusa per non perder la ragione
ma non fu vinta dal nemico né dalla tempesta.
Non fu schiava, non fu spergiura.

continua

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Wilma Vedruccio è salentina. Ha insegnato nella scuola elementare per tutta la sua vita lavorativa. Innamorata della sua terra, usa la scrittura per recuperarne e difenderne le bellezze.
Mi regala un suo libricino accompagnato dalle musiche di Rocco Nigro intitolato Sulle orme di Idrusa: un dono prezioso e raro che mi ha fatto scoprire una figura mitica femminile indimenticabile, Idrusa.
Protagonista del racconto di Wilma è, infatti, Idrusa, personaggio di donna otrantina creata da Maria Corti e trasfigurata dalla storia nel mito. Quella raccontata da Wilma è quasi un’epopea e Idrusa ha la potenza di un’eroina della classicità: è senza età, non è soggetta alle categorie del tempo e dello spazio, incarna l’archetipo di donna proviene dal passato e si proietta indomita nel futuro.
Leggendo, percorro le tappe della sua vita, dall’infanzia all’innamoramento, dal matrimonio all’ardimento, alla seduzione ed è come se mi scrutassi in uno specchio, ché Idrusa era nome di donna. Emblema di lotta alla rassegnazione e all’ipocrisia, non sa mentire, né subire, né rinunciare, simbolo del riscatto femminile non la interessano i giochi delle femminucce, le loro chiacchiere, le loro storie. Idrusa spinge a cercare il fanciullino nascosto in noi, la fonte della poesia di cui sa lo stupore, la meraviglia, la curiosità fatti del volo di volatili ubriachi, d’aria e di sole, a cercare di ristabilire il rapporto inesauribile con la natura, di cui, lei, conosce tutte le fasi naturali, respirando odori, immagini, profumi, suoni, coinvolgendo tutti i sensi. Insomma, Idrusa a sognare ancora…
Questa figura mitica ha un rapporto particolare con il mare:

Il mare la salvò da quella morte
il mare dove lei ogni giorno moriva.
Si lasciava andare al ritmo delle onde per ore
si lasciava trasportare, si perdeva.
Piano il mare lavava il suo animo dalle impurità
e curava piano le ferite.
Dopo lunghe nuotate si sentiva rinata.

Il mare è il simbolo dinamico della vita. Tutto esce dal mare e tutto vi ritorna: luogo delle nascite, delle trasformazioni e delle rinascite. I primi due versi delle strofe proposte sono emblematici: acque in movimento, il mare simboleggia uno stato transitorio tra il possibile ancora informale e la realtà formale, una situazione di ambivalenza, che è quella dell’incertezza, del dubbio, dell’indecisione e che può quindi concludersi bene o male. Da qui il mare è contemporaneamente l’immagine della vita e quella della morte (il mare la salvò da quella morte/ il mare dove lei ogni giorno moriva).

Idrusa-mare-mito:

Mi piace Idrusa quando tu lavori in silenzio
attenta a vigilare il filo
perché non s’ingarbugli
in inutili o insolubili nodi.

Dice giustamente Ernst Jünger che non conosce il mare, chi non ha visto Nettuno: senza mito non c’è né passato né futuro.
L’accompagnamento musicale della fisarmonica alla voce narrante di Wilma conduce verso risonanze e radici antiche ma anche popolari: echi di vibrazioni passate e future.

Fausta Genziana Le Piane

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