Citta’ del Vaticano, 1 giu. – Il sufismo ”continua ufficialmente la trasmissione da maestro a discepolo di sesso maschile, ma la diffusione femminile del sufismo ha assunto uno stile particolare, unico. Il senso d’amore per Dio e per l’uomo e’ cosi’ umano nel corpo di una donna che, per il fatto stesso di essere, emana un profumo divino”. E’ quanto si legge sull’Osservatore Romano, che nel mensile ‘donne chiesa mondo’ pubblica un’inchiesta sul sufismo femminile. ”Tutto nasce con una donna dell’attuale Iraq meridionale: Ra’bi’a, che significa quarta. E’ la quarta figlia -spiega il quotidiano vaticano- di una famiglia numerosa, che finisce venduta come schiava. Poi e’ riscattata e si dedica all’amore appassionato di Dio. Rab’ia va annoverata tra le prime figure della mistica musulmana ad applicare il termine di amore appassionato (‘ishq che in greco tradurremmo con e’ros) per l’Amato”. I primi secoli dell’islam ”sono anche i primi secoli dei grandi mistici sufi, che iniziano a formare una dottrina, delle scuole e in un’ultima analisi degli Ordini ”religiosi”. Fino al XII secolo circa, parlare di sufi vuol dire parlare di veri e propri mistici e, specialmente, di figure maschili. Il sufismo infatti -sottolinea il quotidiano vaticano- si puo’ definire come la trasmissione interiore (ma anche esoterica e mistica) del messaggio coranico comunicato direttamente da Dio al Profeta Muhammad e, da questi, ai maestri spirituali. La successione ”apostolica” e’ quindi una trasmissione fondamentalmente maschile, da maestro a maestro e tutte le filiazioni si originano a partire dal Profeta. Questo pero’ non significa che durante la storia non vi siano state delle grandi figure e dei gruppi femminili”. Nell’Anatolia medievale ”esisteva un gruppo di cosiddette donne del paese di Rum (l’Anatolia), o Baciyan-i Rum, eredi femminili della tradizione risalente a un mistico dell’Asia centrale Ahmet Yesevi’. Infatti il ruolo della donna nel sufismo ottomano, benche’ non istituzionalizzato, e’ stato sempre stato operativo ed efficace. Gli studi e le ricerche attuali mostrano sempre di piu’ il numero elevato di personalita’ femminili che hanno lasciato un segno indelebile. Per quanto riguarda i cosiddetti dervisci danzanti o mevlevi’, in casi rari, ma ben attestati, le donne sono state anche maestre spirituali. Invece, e’ meno certa l’esistenza di gruppi femminili di dervisci danzanti. Al di la’ della questione della legittimita’ dell’insegnamento femminile e della possibilita’ di poter riunire attorno a una donna un gruppo di discepoli di ambo i sessi, il vero dato e’ che la donna nel sufismo raggiunge un livello di raffinatezza spirituale piu’ alto di quello maschile”. (Adnkronos) 01-GIU-13)
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