Al Complesso del Vittoriano dall’11 marzo al 10 luglio 2011
di Fausta Genziana Le Piane
Tamara de Limpicka, pseudonimo di Tamara Rosalia Gurwik-Górska (Varsavia, 16 maggio 1898 – Cuernavaca, 18 marzo 1980), è stata una pittrice polacca appartenente alla corrente dell’Art Déco.
Pittrice internazionale e cosmopolita (visse in Russia, in Germania, in Francia, in Italia, negli Stati Uniti), negli 80 dipinti e 40 disegni circa, nella più grande retrospettiva che le sia mai stata dedicata e che ripercorre il suo intero percorso artistico, Tamara de Lempicka mostra di avere grande debito anche nei confronti di artisti polacchi a lei contemporanei e presenti nella mostra (13 per l’esattezza degli anni Venti e Trenta come per esempio l’autore de “Il bolscevico”).
Dove guardano tutte le donne ritratte dalla pittrice in primo piano o a piano ravvicinato, a taglio che “sega” la testa e i piedi? Dove guardano queste donne così nitide e vivide da sembrare uscire dai bordi della tela? Dove volgono con insistenza lo sguardo, in un punto lontano fuori dal quadro? Verso il futuro, cioè la modernità, laddove per “modernità” si intendono il cinema, la fotografia, l’architettura moderna, l’industria della moda, la grafica pubblicitaria. E non è un caso che Tamara frequentasse Greta Garbo e la amasse: in tutti i ritratti è lei, Tamara, che ritroviamo atteggiata proprio come la Garbo, sempre elegante e raffinata, anche quando dipinge al cavalletto (non dimentichiamo che suoi stilisti furono Elsa Schiaparelli e Marcel Rochas), con le falde ampie del cappello che le fanno ombra allo sguardo ammaliante e languido, capelli lisci a caschetto, la sigaretta tra le dita, il filo di perle o comunque un collier, le pellicce, i guanti e la sciarpa (molte le foto che la rappresentano nella mostra).
Questa è la novità di Tamara, l’idea originale: l’insostenibile leggerezza della sciarpa, in “Il telefono”, ne “La sciarpa arancione”, “La sciarpa blu”. Perché la sciarpa fa “femme fatale” – Isadora Duncan -, nasconde e protegge (leggerezza in molte tele sottolineata anche dalla presenza nello sfondo di vele).
Molti i nudi presentati, che colpiscono per le abbondanze delle linee, anche deformate, che precorrono Botero: le donne di Tamara dalla pelle color avorio sono sedute o adagiate e sdraiate, quasi come l’Olympia di Manet, ma non hanno l’ardire di guardarci negli occhi sfrontate come lei, riverse all’indietro in un posa di abbandono sensuale e totale.
Splendida la serie di dedicata a “ la belle Rafaëla”, una donna di cui la Lempicka si invaghì. Perché Tamara parla alle donne da donna a donna, le rappresenta in quello scorcio di anni in cui a Parigi, per esempio, imperversava una scrittrice, Louise de Vilmorin, che le somigliava molto negli atteggiamenti.
Molti anche i ritratti femminili: uno dei suoi preferiti – e anche più riusciti -, recentemente scoperto, è quello di Ira P. del 1923 e della sua tristezza in cui la capigliatura ribelle e rossa della protagonista, che guarda dritto negli occhi lo spettatore, ne indica il carattere non comune (sottolineato dallo sfondo non comune dei rami contorti dell’albero).
Racconta Tamara alla figlia Kisette: “ Sono stata la prima donna a dipingere in maniera chiara e pulita: questo è il segreto del mio successo. Un mio quadro può essere subito riconosciuto tra altri cento…Il mio stile attirava subito l’attenzione: era chiaro, era perfetto.” E infatti lo stile di Tamara è inconfondibile: le sue linee sono pure, dominate dalla calma algida, le sue pennellate sono piatte, compatte senza sfumature e la preferenza va a pochi colori graduati, secondo i consigli del maestro insegnante cubista André Lhote incontrato a Parigi e che la introdusse nello studio di Ingres. Colori forti, il blu elettrico, il rosso, il verde brillante, il grigio, addirittura il viola.
Oltre i ritratti (anche maschili, Gide, il marchese Sonni, il marchese d’Afflitto, il principe Eristoff) e i nudi, a partire dagli anni ’40 prevale l’interesse di Tamara per le nature morte definite dalla critica “artificiose” ma che in realtà rivelano una capacità notevole di creare interni e ambienti con fiori, libri, composizioni di frutta e di oggetti come nella serie dedicata agli interni di campagna, pacati e di grande verismo da ricordare la pittura fiamminga.
Fausta Genziana Le Piane
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