(DIRE) Bologna, 12 ott – Le violenze sessuali sono perpetrate soprattutto sul posto di lavoro e si esplicitano in particolare con ricatti. Colpiscono soprattutto le professioniste, ma gli ultimi dati in possesso della Cgil di Bologna parlano di un forte aumento delle molestie soprattutto sulle badanti, che “non solo tendono a non denunciare, ma addirittura, talvolta, negano”. E’ Antonella Raspadori della segreteria della Cgil di Bologna, oggi al convegno internazionale “Ricatti e riscatti: al lavoro contro la violenza”, a fare il punto su cio’ che arriva alle orecchie dei sindacati. “Il 70% delle donne- spiega Raspadori- non lo dice a nessuno e a noi questi episodi di violenza, di tentata violenza o di ricatto sessuale arrivano solo dopo che la donna ha gia’ scritto la lettera di licenziamento”. Inoltre, almeno a Bologna, c’e’ un forte collegamento con il mobbing, dato che “chi denuncia un atto del genere lo fa solitamente dopo aver subito molestie” forse perche’ il mobbing provoca meno vergogna della molestia. Nel mirino di chi molesta ci sono, anche secondo i dati nazionali, donne che sono in una situazione instabile, precaria, chi sta tentando un avanzamento di carriera, chi lavora autonomamente: chi, insomma “puo’ subire piu’ facilmente un ricatto”. In generale la Cgil di Bologna ha rilevato che le straniere e le donne che lavorano nelle piccole imprese sono le vittime privilegiate, le prime perche’ “piu’ facilmente ricattabili” le seconde perche’ “nelle piccole imprese il sindacato arriva piu’ difficilmente”.
I dati Istat sul tema, che risalgono al 2002/2003 e che sono portati al convegno dal direttore centrale dell’istituto, Linda Laura Sabbadini parlano di 1 milione e 308 mila persone che almeno una volta nella vita, in Italia, hanno subito molestie o violenza sul posto di lavoro. Al 2003 erano 495 mila le donne ad aver subito molestie, 75 mila violenza, 903 mila ricatti sessuali. Il tutto e’ piu’ diffuso per le donne tra i 25 e i 44 anni, nel nord del paese, e nel 50% dei casi accadono piu’ volte nella settimana. Degli stupri o tentati tali, solo il 36% ne parla e solo il 9% le denunce. “Il sommerso- precisa Sabbadini- non e’ quantificabile e non e’ vero che al momento c’e’ stata un’escalation, E’ possibile che semplicemente se ne parli di piu'”. In generale, comunque, l’Istat quantifica circa 4 mila violenze all’anno, un terzo dei quali perpetrate dal datore di lavoro o da un superiore. L’istituto, pero’, sta completando uno studio molto approfondito sulla materia e assolutamente aggiornato che potra’ dare i dati precisi, scorporati per regioni e per tipo di violenze. Proprio per questa ragione, spiega l’assessore comunale alle Pari opportunita’ a Bologna, Milli Virgilio, ora “e’ necessario procedere sulla base della conoscenza, in modo da poter individuare le misure da prendere”. La carenza di dati precisi porta l’assessore alla sicurezza di sconfessare chi parla di aumento “probabilmente c’e’ solo una maggior volonta’ di denuncia- precisa- che e’ un bene”. Le istituzioni, comunque “possono dare un’alternativa a queste donne ponendo una possibile via d’uscita, altrimenti chi subisce tende a non denunciare”. Le misure di aiuto sono “comunque assolutamente inscindibili dalla prevenzione, che non avviene per pacchetti, ma con una prospettiva di coordinamento”.
Anche l’assessore provinciale alle Pari Opportunita’, Simona Lembi, promotrice del convengo (che prosegue anche domani), rilancia la rete, quale soluzione. “Io sostengo che il fenomeno sia allarmante e che pero’ non ci siano picchi”. Mentre va tenuto monitorato il tema violenza pura, non vanno pero’ dimenticate le violenze trasversali, quelle che “per il 30% dei casi a Bologna dall’inizio dell’anno riguardano donne alle quali e’ negato l’assegno familiare o lo stipendio”. Nel suo intervento in apertura del convegno, la presidente della Provincia, Beatrice Draghetti, parla di un impegno “che va nella direzione della continuita’ operativa”. Un esempio arriva dal fatto che “la convenzione con la Casa delle donne per non subire violenza diventi pluriennale, per dare un segnale di fiducia nelle realta’ che operano nel sociale su base volontaria, che sono, come spesso accade, la risorsa primaria del territorio per la capillarita’ di contatti e presenze”.

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