Rita Levi Montalcini
“All’alba del terzo millennio la specie umana è profondamente consapevole dei pericoli che fanno temere la sua stessa estinzione e quella di altre specie viventi. Tra le minacce in atto o previste che incombono sull’intero globo terrestre emergono quelle imputabili all’attività dello stesso “Homo sapiens”. Il suo operato, in un’orbita sempre più vasta di azione si manifesta con un potere distruttivo in un continuo crescendo.La causa principale è l’enorme divario fra l’evoluzione delle capacità cognitive e quelle emotive dell’uomo. Le prime lo hanno investito di un potere quasi assoluto di controllo del globo terrestre, mentre le seconde sono rimaste al livello di quelle dell’uomo preistorico. Come porre un rimedio a tale pericoloso divario? A differenza degli organismi appartenenti all’immensa classe degli invertebrati, nei quali il comportamento è rigidamente determinato a livello genetico, nelle specie dei vertebrati l’organo cerebrale gradualmente si svincola da questo rigido determinismo. Nell’Homo Sapiens tale distacco dipende dalla facoltà del linguaggio, che lo rende estremamente ricettivo all’influenza dei messaggi che riceve dai componenti della tribù o società di cui fa parte. Messaggi, questi, che lo condizionano soprattutto a livello emotivo nel suo comportamento. Allo scopo di salvare la specie umana è mandatorio una totale revisione del modo di pensare e di agire, su basi non emotive, ma raziocinanti.”
stralcio pag. 149-150 rivisitato da Antonia Chimenti
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