di Paolo D?arpini

Ci voleva, in questa epoca materialista, un genio come Albert Einstein che fosse in grado di dimostrare “scientificamente” ciò che è nell’esperienza di ognuno: il tempo e lo spazio sono solo concetti della mente.
Eppure Einstein, che aveva avuto l’intuizione di questo fatto incontrovertibile, dovette attendere che una bella notte in sogno gli apparisse la formuletta che a livello matematico dimostrava la sua teoria della relatività.
Einstein era uno scienziato anomalo, mal accetto dall’accademia impecoronita degli studiosi induttivi, egli era un tipo distratto e poco interessato alle cose del mondo, basti pensare che –ad esempio- quando alla fine gli venne riconosciuto il premio Nobel per la fisica e gli fu consegnato l’assegno della somma corrispondente, dopo un po’ quando pensò che forse era il caso di incassare il denaro non riuscì più a ricordarsi dove avesse sistemato il famoso assegno, cerca e ricerca l’assegno non si trovava più… finché la moglie, evidentemente più accorta dello scienziato stesso, lo ritrovò che era stato posto a mo’ di segnalibro in uno dei numerosi volumi della biblioteca e lì dimenticato da Albert…
Ma dal punto di vista della “verità” la scoperta di Einstein è quella dell’acqua calda, infatti è nell’esperienza di ogni essere vivente che la coscienza è fissata nel presente.. Il passato è nella memoria ed il futuro nell’immaginazione. Il senso di presenza è solo nell’immediatezza del momento vissuto. Questa la prova sostanziale che il tempo e lo spazio sono solo “concetti”. E questa “verità” fu affermata millenni addietro da alcuni saggi indiani che nel mantra della “perfezione” affermarono: “Questo è tutto, quello è tutto se dal tutto togli il tutto solo il tutto rimane”.
E cosa significa? Significa che nulla può essere astratto da ciò che è, quindi la ipotetica divisione in nome e forma, spazio e tempo, etc. è solo un’ipotesi, una convenzione. Infatti, come affermava il saggio Ramana Maharshi: “Il passato ed il futuro esistono solo in relazione al presente. Anch’essi sono presente mentre si protraggono. Cercare di voler conoscere il passato ed il futuro, senza conoscere la verità del presente è come voler contare senza l’unità, uno”.
Nella descrizione convenzionale del tempo abbiamo la triade passato, presente, futuro. Ma analizzando meglio scopriamo che queste divisioni sono in realtà prive di significato. La parte di tempo di cui siamo immediatamente consapevoli è il presente, ma tale presente non è un “punto” bensì uno scorrere continuo. In esso si sciolgono sia il passato che il futuro e non è possibile stabilire ove termini l’uno ed inizi l’altro. Evidentemente passato, presente e futuro sono distinzioni temporali ma di fatto esse non possono venir distinte nell’esperienza. Poiché l’esperienza o consapevolezza è sempre presente. Essa è l’eternità del momento presente, laddove il passato ed il futuro sono solo concetti sovrimposti. Ed nel superamento di tali concetti si scopre la realtà eterna. La stessa che Einstein cercò di dimostrare con le sue equazioni.
E allora dove sono questo tempo e questo spazio separati da noi, che siamo coscienza? L’essere è sostanza mentre il tempo e lo spazio sono immagini.
E’ proprio così, spazio e tempo vanno assieme come due compari imbroglioni, gatto e volpe che cercano di ingannare il credulo Pinocchio: “semina in noi i tuoi desideri e diverrai ricco…”. Ma essi, non sono reali, sono prodotti dalla mente empirica che abbisogna di un intreccio per gestire le sue creazioni. Essi non hanno uno stato indipendente separato dalla consapevolezza del presente.
Avanti ed indietro, sopra e sotto, vicino e lontano non hanno valore se considerati fuori dal qui ed ora. E se noi indaghiamo sulla natura del qui ed ora scopriamo che è inintelligibile, indivisibile, indecifrabile… è solo presente, è solo esperienza costante e continua. E questa esperienza è comune a tutti, è il sottofondo di ogni coscienza individuale, quindi è la matrice che tutti ci accomuna.
Ma vediamo che la separazione ipotetica di spazio e tempo è necessaria nella considerazione determinista dell’analisi empirica, in relazione ai nomi ed alle forme che noi riconosciamo nel mondo. Le posizioni spaziali sopra e sotto, destra e sinistra, etc. sono accettate in riferimento ad un dato punto ed a un dato istante, come pure passato, presente, futuro sono mutamenti di distinzione nel flusso mentale. Perciò quello che viene implicato nel concetto di spazio e tempo è solo il “punto” identificativo al quale ci riferiamo, dicasi il corpo o la mente. Quindi il corpo o la mente possono cangiare mentre lo stato di consapevolezza non muta mai.. è nell’essere eternamente presente nel qui ed ora.
“Io sono, tempo e spazio non sono!”
Forse ci sentiamo un po’ snarriti in questo viaggio senza inizio né meta? Ecco che giunge in nostro aiuto, per sedare i dubbi che la mente ci pone, una bella lezione del saggio Nisargadatta Maharaj: “.…cosa rende il presente così pieno? Ovviamente la mia presenza, io sono reale perché sono sempre ora, nel presente, e ogni cosa che esperimento condivide la mia realtà. L’evento corrente, ha una peculiarità che non può avere quello ricordato o quello immaginato. Una cosa centrata nell’ora e nel qui è totalmente con me, è la mia stessa realtà che impartisce realtà all’esperienza vissuta”
Scopriamo così che la cosiddetta “casuazione” è riposta nella mente, una sorta di riflesso o processo indotto dallo svolgimento osservato degli eventi nello spazio tempo, che non esiste…
E la teoria del Big Bang, della creazione, etc.? Beh, la mente ha pur bisogno di credere in qualcosa di solido per mantenere la sua integrità fittizia, vi pare

Paolo D’Arpini
e-mail: circolovegetariano@gmail.com

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