La realtà regionale rispecchia quella nazionale e il Piemonte non si discosta dal resto del Paese, dove neppure una donna su tre siede nelle stanze in cui viene pronunciata di solito l’ultima parola

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 ROSA, SONO PIU' DEGLI UOMINI: MA SOLO UN TERZO HA INCARICHI 
 DIRETTIVI

di Giovanni Falconieri
Il cammino delle donne in magistratura ha i tratti angoscianti di una lunga marcia incompiuta. Perché se è vero che la presenza femminile negli uffici giudiziari ha ormai superato quella maschile, la distanza tra i due sessi resta ancora enorme se si analizza il dato che riguarda le toghe che ricoprono incarichi direttivi. La realtà regionale rispecchia quella nazionale e il Piemonte non si discosta dal resto del Paese, dove neppure una donna su tre siede nelle stanze in cui viene pronunciata di solito l’ultima parola. Oggi le donne magistrato in Piemonte sono 304 e rappresentano il 58 per cento del totale delle toghe presenti nella regione (525). Negli uffici della sola città di Torino sono 183: il 59 per cento del totale (310). I magistrati ordinari in tirocinio sono presenti in Piemonte nella sola sede del capoluogo e sono 18: 10 di loro appartengono al gentil sesso, il 56 per cento. Vincono le donne, insomma.
Prevalgono sui colleghi uomini per quel che riguarda le presenze. I numeri forniti dall’Ufficio statistiche del Consiglio superiore della magistratura sono aggiornati al mese di settembre 2018 e si discostano solo di poche unità rispetto a quelli dello scorso anno e di due anni fa. A inizio 2017 le donne in servizio presso gli uffici piemontesi erano 285, il 58 per cento del totale (512). Nello stesso periodo del 2016, erano 301 su un totale di 527 magistrati: il 57 per cento. A livello nazionale la situazione è più o meno la stessa: i magistrati in organico sono 9.219 e le donne 4.717, il 51,17 per cento. La percentuale delle presenze femminili è ormai significativa e il dato aggiornato al 2018 fa ritenere che in prospettiva il numero delle toghe rose è destinato a diventare ancora più prevalente su quello dei colleghi di sesso maschile. Ma esiste l’altra faccia della medaglia, quella che racconta come non sia affatto uniforme la distribuzione tra i due sessi quando si parla di incarichi direttivi e semidirettivi. A livello nazionale, infatti, sono 433 i magistrati con ruoli apicali, ma soltanto il 23,09 per cento dei compiti direttivi è svolto da toghe di sesso femminile. Per quel che riguarda le posizioni semidirettive, la percentuale sale di poco e raggiunge il 35,20.

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