“L’obiettivo è che ogni cliente possa incontrare il contenuto che gli interessa. È la base del newsfeed. Il nostro prodotto funziona quando le persone sono connesse a ciò che interessa loro su Facebook”. Sono oltre cento persone gli addetti agli algoritmi sul social network di Mark Zuckerberg. Per capire quali criteri si nascondano dietro la loro formulazioneLa Stampa ha intervistato Tom Alison, il capo degli ingegneri del newsfeed di Facebook.
“Il newsfeed è il risultato dei post delle persone e pagine a cui sei connesso. Ogni newsfeed è unico e personalizzato. Se anche io e te abbiamo esattamente gli stessi amici e seguiamo le stesse pagine, comunque non vedremmo le storie nello stesso ordine. Dipende dall’interazione che si ha con quelle pagine e quegli amici. Se spendi molto tempo sui contenuti di un certo amico è probabile che le sue storie finiscano spesso nel tuo newsfeed”.
Il newsfeed cambia anche di paese in paese, per questo in India, ad esempio, la bacheca di un utente appena iscritto sarà diversa da quella di un altro utente connesso in Italia.
Ogni volta che un iscritto visita la pagina di un altro o commenta, clicca e guarda un contenuto, sul suo profilo viene aggiunto un punto, un numero nella storia della relazione con quell’utente.
Il compito degli ingegnerei, scrive La Stampa, è quello di calcolare questi punti, dando un peso diverso ai like e a quante volte torniamo a rivedere le stesse immagini. In base alle nostre scelte non appena apriamo Facebook il sistema decide quale post far apparire per primo sulla nostra bacheca.
Da anni i ricercatori parlano del rischio di una “Filter Bubble”, una bolla in cui i contenuti che vediamo siano simili a noi stessi, e quindi non sorprendenti, forse rassicuranti, per esempio coerenti con una fede politica già affermata.
Gli algoritmi sono comunque in continua evoluzione e sulla loro formulazione anche il capo Zuckerberg ha voce in capitolo: “Mark dice quel che vuol dire, e questa è una delle cose migliori di Mark”. (La Stampa 04/01/2016)
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