dal CORRIERE DELLA SERA.it
(sabato 14 giugno 08)
Trattato europeo, l’Irlanda dice «no»
Il 53,4% di voti contrari. Documento bocciato nonostante i sì di 26 Paesi.
Napolitano: «Fuori chi è contrario»
Barroso: «Andiamo avanti»
DUBLINO – No! L’Irlanda boccia con il 53,4% di voti contrari il referendum sul Trattato di Lisbona, versione «alleggerita» della Costituzione europea già respinta nel 2005 da francesi e olandesi. Il no ha vinto in 27 contee su 43. Quindi, mancando l’unanimità, il documento non può entrare in vigore nonostante gli altri 26 Paesi dell’Unione europea l’hanno approvato o si apprestano a farlo. E il presidente Napolitano dice: «Fuori dall’Ue chi vuole bloccare la costruzione europea».
«VINCE LA DEMOCRAZIA» – «Una vittoria per la democrazia», ha gioito Declan Ganley, l’uomo d’affari fondatore del gruppo Libertas che ha guidato la campagna contro il Trattato. «Il popolo irlandese ha mostrato coraggio e saggezza e ha mandato un messaggio forte al primo ministro Brian Cowen, che ora deve andare a Bruxelles e riferire il messaggio degli irlandesi, che vogliono democrazia e responsabilità per l’Ue». Secondo il quotidiano inglese Independent, Ganley ha stretti rapporti d’affari con il complesso militare-industriale statunitense: i favorevoli al Trattato lo ritengono legato ai neoconservatori Usa, e avrebbe racccolto fondi di dubbia provenienza dall’estero per la sua campagna.
BARROSO: «IL TRATTATO È ANCORA VIVO» – «Il Trattato è ancora vivo, non è morto», ha commentato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. «La Commissione europea ha fatto quello che doveva e quello che poteva» ha detto il portavoce dell’esecutivo, Johannes Laitenberger. «La ratifica non è una cosa che devono fare le istituzioni europee bensì gli Stati membri». Barroso aveva già detto con chiarezza che non esiste un ‘piano B’ in caso di bocciatura del Trattato. Né appare valida l’ipotesi secondo cui la ratifica irlandese potrebbe avvenire ugualmente per via parlamentare. La possibilità più concreta è che riprenda il negoziato come accadde nel 2005 dopo la bocciatura della Costituzione con il referendum di Francia e Olanda. Di certo si allungano i tempi per il partenariato con la Russia e per la presidenza forte auspicata dal presidente francese Sarkozy (dal 1° luglio la Francia assume la presidenza di turno dell’Ue). «C’è una responsabilità congiunta di tutti i Paesi per fare fronte alla situazione», ha concluso Barroso, secondo il quale il processo di ratifica delle altre nazioni deve comunque proseguire.
NAPOLITANO: «FUORI CHI BLOCCA L’UE» – Lo stesso concetto è stato espresso anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Le ratifiche devono continuare fino a raggiungere la soglia dei quattro quinti. Non si può neppure immaginare di ripartire da zero». Ma il capo dello Stato ha aggiunto un concetto ben più pesante: «È l’ora di una scelta coraggiosa da parte di quanti vogliono dare coerente sviluppo alla costruzione europea, lasciandone fuori chi – nonostante impegni solennemente sottoscritti – minaccia di bloccarli. Non si può pensare che la decisione di poco più della metà degli elettori di un Paese che rappresenta meno dell’1% della popolazione dell’Unione possa arrestare l’indispensabile, e oramai non più procrastinabile, processo di riforma».
FRANCIA E GERMANIA ANDARE AVANTI – Anche Francia e la Germania sono dispiaciute per il no al referendum in Irlanda e si augurano che il processo di ratifiche del trattato di Lisbona vada avanti. Lo afferma oggi una dichiarazione comune. Anche per il premier irlandese Brian Cowen il Trattato non è morto, anche se. precisa il primo ministro lussemburghese Jean-Claude Juncker, «è chiaro che non potrà entrare in vigore il prossimo 1° gennaio», come previsto. Di parere opposto il presidente della Rep. ceca (Praga deve ancora approvare il Trattato), secondo il quale la ratifica è finita dopo la mancata approvazione di Dublino. Il no irlandese «non è una buona notizia», ma non fermerà il cammino europeo: ne è convinto il ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos.
FINI: «CRISI» – A questo punto per l’Unione europea si aprono scenari imprevedibili. «Bisogna capire che cosa succede dopo il voto in Irlanda», ha detto Silvio Berlusconi nel corso del Consiglio dei ministri. Secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini, «se gli irlandesi bocciassero il Trattato di Lisbona ci troveremmo in una situazione di crisi senza precedenti delle istituzioni europee».
CALDEROLI – Nettamente contraria l’opinione di Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa. «Un grazie al popolo irlandese per il suo voto. Tutte le volte in cui i popoli sono stati chiamati a votare hanno bocciato clamorosamente un modello di Europa che viene vista lontana dai popoli stessi. I popoli, ancora una volta, hanno dimostrato di avere maggiore saggezza rispetto a governi e parlamenti. La sovranità appartiene ai popoli e solo i popoli possono decidere di rinunciare ad essa».
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