Nel paese del Vercellese il primo caso in Italia. L’imam: basta pregare divisi. L’idea nasce da un ex viceministro: «Avrete le autorizzazioni se rispetterete la parità»
di Marco Imarisio
TRINO (Vercelli) Le vie per la parità di genere nell’Islam possono passare anche per un baratto. La moschea è stata ricavata nel 2013 nei magazzini di una azienda metalmeccanica ormai abbandonata, nella zona dei cementifici. All’ingresso c’è una targa di ottone, con sopra scritto la data dell’apertura. È uno spazio di 240 metri quadrati, che comprende un locale ricavato al fondo dello stanzone tirando su tre muri e isolato da tutto il resto. Le donne pregano lì dentro, in una camera senza finestre, solo due ventilatori a dare sollievo dal caldo, collegate con una televisione a circuito chiuso. Ambienti separati. Fino ad oggi.
L’immobile, di proprietà dell’associazione Al Ferdaouus, non era mai stato messo in regola. Mancava il cambio della destinazione d’uso, da industriale a luogo di culto. Mancavano i permessi. Tutti sapevano che era la moschea più grande del Piemonte orientale, più grande anche di quelle di Vercelli e Alessandria, ma la precedente amministrazione, forse temendo la reazione degli abitanti, non aveva mai messo i timbri dell’ufficialità, lasciando la moschea nel limbo del semplice luogo di ritrovo, una proprietà privata.
La proposta
L’idea è venuta a Roberto Rosso, cinque legislature in Parlamento, due volte viceministro, che della politica di Trino, ottomila abitanti tra le risaie del Vercellese, coltura che venne introdotta dai monaci circestensi che costruirono qui la loro prima abbazia, è sempre stato il dominus. Si definisce un vecchio liberale, un moderato di centrodestra, quindi al momento senza fissa dimora. Quando il suo delfino ed ex assistente Daniele Pane ha vinto le elezioni con una lista civica, anche a trazione leghista, è andato a parlare con l’imam Omar Ali, egiziano, 35 anni. E in buona sostanza ha proposto un do ut des. Io vi rilascio tutte le autorizzazioni per l’agibilità della moschea, voi in cambio vi uniformate all’articolo 3 della nostra Costituzione, quello che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua eccetera. Quindi, per favore, abbattete quei tre muri e in cambio avrete l’agibilità.
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