Ankara, 11 lug. (Apcom) – La situazione delle donne in Turchia sembra quasi paradossale. In un Paese dove il numero uno dell’Associazione industriali e i presidenti della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato vestono in rosa, il sesso femminile è costantemente vittima di violenze inaudite, che spesso culminano anche con la morte. I dati, resi noti dalla Direzione centrale per la Sicurezza e divulgati dal solo quotidiano Milliyet, sono agghiaccianti. Frail 2005 e il 2006 ogni tre minuti una donna ha subìto una violenza che andava dalle percosse, allo stupro, all’omicidio. In tre anni, fino a questa prima metà di 2007, le donne uccise o morte in seguito alle botte ricevute sono state 1985. Circa 300 avevano meno di 18 anni. Il rapporto della Direzione centrale per la sicurezza evidenzia anche che la violenza contro il sesso femminile, anziché diminuire, aumenta. Nel 2005 le donne picchiate sono state circa 46mila, nel 2006, 72 mila. Circa 2.500 sono state stuprate. Di queste 450 erano minorenni. I casi di percosse all’interno dello stesso nucleo familiare sono state quasi 27mila. Le donne che hanno denunciato minacce di vario tipo sono state quasi 40mila.Ma si tratta solo della punta dell’iceberg, se si conta che quelle che hanno riportato ferite di vario tipo sono 87mila. Il dramma più grosso nella tragedia è che la stragrande maggioranza non denuncia i loro aggressori, che rimangono automaticamente impuniti. Anche quelli che si macchiano di reati infami come i cosiddetti “delitti d’onore” e forzare le donne al suicidio come avviene in alcune regioni del Paese. Le donne che hanno deciso di farla finita con una vita diventata insopportabile sono state 124 con età inferiore ai 18 anni e 446 dai 19 anni in su. Ci hanno provato altre 3.000, per fortuna senza risultato, se non quello, tragico, di tornare a una quotidianità opprimente. Questa la situazione che accomuna tutta la Turchia, dalla modernae progredita Istanbul, vera capitale della violenza contro le donne, alle più remote province orientali. E poi c’è l’Est del Paese, che merita una spiegazione a parte. Nonostante i tentativi di intervento da parte del governo e delle autorità locali, nelle regioni di Van e Diyarbakir, a maggioranza curda, ogni giorno va in scena il medesimo dramma, fatto di violenza, abnegazione e indifferenza. E le protagoniste sono sempre le stesse. I risultati di una ricerca condotta dal Centro di ricerca sulla condizione femminile di Diyarbakir nei 97 distretti che compongono la città, parlano da soli. Su 472 donne maritate, il 79,4% non sa né leggere né scrivere, il 15,8% ha ottenuto la licenza elementare e solo il 4% è passato alle scuole medie. Le motivazioni più frequenti sono state: “nella mia zona non c’è una scuola”, “mio padre non mi ha permesso di studiare” oppure “le figlie femmine non devono essere mandate a scuola”. Il 63% ha dichiarato di non ricevere nessun tipo di assistenza sanitaria o psicologica. Il matrimonio avviene molto presto. Nel 30% dei casi prima dei 15 anni, nel 41% dai 16 ai 19. Il 43% delle intervistate fra i 14 e i 18 ha già avuto il prino figlio., 11 lug. () – Spesso leragazze servono come merce di scambio per concludere unioni economicamente vantaggiose per la famiglia. Per questo vengono costrette a sposarsi quando sono poco più che bambine. Lo fanno per offrire alla controparte donne vergini, dalle quali si ricavano maggiori guadagni. A questo proposito il 36,7% delle intervistate ha ammesso si essersi sposate per soldi, il 15,7% perché costretta dalla famiglia. Il resto non ha voluto rispondere a questa domanda. Il 45% conduce la cosiddetta “vita di branco”. Abita in nuclei patriarcali con marito, figli, genitori e fratelli del marito. Prigioni da cui è difficile scappare. E chi esce da questa realtà, anche involontariamente, muore. Meyrem Sezgen, Naile Erdas, Dilber Ozer: uccise fra agosto e febbraio, le prime due perché rimaste incinta prima del matrimonio (nel caso di Naile probabilmente si era trattato di violenza carnale). Dilber invece è stata uccisa perché nata senza imene, come succede a una donna su quattro. Ma suo marito non lo sapeva e ha ammazzato un’innocente, che credeva una sposa adultera. All’inizio è stato inscenato un suicidio, ma la perizia balistica ha svelato la vera dinamica dei fatti. Meyrem e Naile avevano 16 e 15 anni. Dilber 17. In tutti i casi si è trattato di omicidi consumati all’interno del nucleo familiare. Meyrem fu uccisa a fucilate nel sonno al sesto mese di gravidanza. Naile subito dopo il parto, ammazzata in mezzo alla strada dal fratello maggiore. Dilber sul suo letto nuziale. Quando sua sorella l’ha vista morta aveva la pistola in mano. Ma l’autopsia ha stabilito che, oltre a essere nata senza imene, il colpo era stato esploso da molto più lontano, precisamente dalla porta. Quella a cui dicedi essersi affacciato il marito dopo aver sentito lo sparo.
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