Ecco quanta tecnologia made in Italy è presente nella missione Rosetta

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 L'ITALIA CHE E' SULLA COMETA INSIEME A PHILAE

C’è chi pensa che la missione della sonda Rosetta non varrebbe i soldi spesi, neanche se recuperasse un “reperto archeologico dell’Universo”. Anzi, il trapano del lander Philae, realizzato in Italia, sarebbe una sorta di vergogna nazionale di cui “fa quasi male” sapere l’esistenza. Per più aderenti alla realtà, la missione decennale di Rosetta (nonostante i problemi) è invece un traguardo scientifico senza prezzo: un vanto per l’Europa, che per prima è riuscita a raggiungere e atterrare su una cometa, e per l’Italia in particolare, che ha fornito molta della tecnologia utilizzata nella missione.

Virtis
Il Visual InfraRed and Thermal imaging Spectrometer è uno spettrometro che combina due canali di osservazione in un unico strumento. Con questo strumento la sonda ha analizzato le caratteristiche termiche e la natura delle parti solide che compongono il nucleo della cometa, e ha ottenuto dati essenziali per determinare il luogo adatto per l’atterraggio del lander Philae. A realizzarlo è stata l’azienda di Finmeccanica Selex Es.

Giada
Il Grain Impact Analyser and Dust Accumulator è un altro strumento montato sulla sonda, che ha il compito di analizzare le polveri e i frammenti di materiali di piccole dimensioni presenti nella coda della cometa. I sensori di Giada sono quindi stati i primi a toccare con mano la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko durante il lungo avvicinamento degli scorsi mesi, e hanno raccolto dati fondamentali per calcolare le manovre di atterraggio e l’impatto che avrebbe avuto la nube di polveri che circonda la cometa sugli strumenti della sonda. Anche il Giada è stato realizzato nel distretto aerospaziale del Lazio dalla Selex Es.

Osiris Wac
L’Optical, Spectroscopic, and Infrared Remote Imaging System, è lo strumento con cui Rosetta raccoglie le immagini della cometa. È composto da due canali: il Nac (Narrow Angle Camera), che ottiene mappe ad altra risoluzione del nucleo della cometa, e il Wac (Wide Angle Camera), realizzato dal Cisas dell’Università di Padova, che ottiene invece le mappe panoramiche del materiale gassoso e delle polveri che circondano la cometa.

Sd2
Il Sample Drill&Distribution è lo strumento principale del lander Philae, un apparecchio nella cui realizzazione hanno svolto un ruolo fondamentale i ricercatori italiani dell’Università Partenope di Napoli, dell’Università di Padova, del Politecnico di Milano, dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Ben più di un semplice trapano, condensa invece in appena 4 chili un vasto numero di tecnologie. Oltre a trapanare la superficie di 67P/Churyumov-Gerasimenko, l’Sd2 è progettato per raccogliere campioni distribuirli in appositi contenitori e permetterne così lo studio con i sensori integrati nel lander. Anche questo strumento è stato realizzato dalla Selex Es.

Altri strumenti
Oltre agli apparecchi principali di cui abbiamo parlato, l’Italia ha contribuito alla missione con la progettazione di diversi sensori e tecnologie fondamentali. Sono infatti italiani i pannelli solari di Philae, realizzati dal Politecnico di Milano, il sensore A-str (Autonomous Str Tracker) che determina l’assetto della sonda, e il carotiere Sas-1m, con cui il lander avrebbe dovuto analizzare i campioni di suolo raccolti. L’azienda italiana Telespazio ha progettato inoltre i sistemi di controllo e pianificazione della missione, mentre Thales Alenia Space ha assemblato la sonda, e realizzato il trasponder digitale per i collegamenti con la Terra. A dirla tutta, anche il nome del lander Philae è made in Italy, visto che a sceglierlo, nel 2004, è stata una ragazza italiana. (Simone Valesini).

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