Grande successo di Nadia Angelini alla sala Ouverture a Roma
intervista di Fausta Genziana Le Piane
Nadia Angelini è nata a Roma dove tutt’ora risiede. Scrittrice, poeta e insegnante, attualmente dirige la collana letteraria “E’ tempo di cultura” e la rivista omonima. Già vicepresidente di “VOCE ROMANA”, è ora a capo dell’associazione culturale “E’ tempo di cultura”. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, sia in prosa – La Saga dei Taylor, Edizioni Pagine che in poesia, Il giorno alato, Edizioni Pagine. Prestigiosi i premi e i Riconoscimenti ottenuti per le sue opere, fra le quali ricordiamo: la Medaglia d’oro per la poesia dell’Università degli Studi di Verona, il Premio Regione Calabria, il Riconoscimento “Estate Romana”-Comune di Roma. “Fragmenta” – una bella raccolta di racconti e lettere d’amore per le Edizioni Terre Sommerse – rappresenta l’ultima sua fatica in ordine di tempo ed è stata presentata venerdì 27 alle ore 17.00 alla Sala Ouverture in Via Tripoli a Roma da Maddalena Rispoli e Giada Melia Spinella alla presenza d’un foltissimo pubblico.
La serata è stata allietata dalle musiche eseguite al pianoforte del Maestro Roberto Santucci.
“Fragmenta”: così s’intitola questa ultima raccolta di racconti e di lettere d’amore. Siccome non è per nulla frammentaria, quale ne è il filo conduttore a smentita dello titolo stesso?
No, non sono in accordo con questo giudizio: “Fragmenta” è il titolo che più mi pare appropriato poiché, anche se il filo conduttore è uno, varie sono le situazioni ed i frammenti di vita e d’amore che si intersecano tra di loro andando a creare ciò che io trovo simile ad un mosaico.
Dice Borges che il passato è indistruttibile e così, prima o poi, il passato ritorna e ritorna anche l’idea di distruggere il passato… Cosa ne pensi?
Perfettamente in sintonia con questo pensiero! Ognuno di noi è ciò che ha vissuto, in ognuno c’è la voglia pazza di distruggere scelte sbagliate e momenti che non vorrebbe aver vissuto. Come dicevo però il nostro iter di vita ci rende chi siamo per cui meglio accettarsi .
Poesia, prosa… Non sei tentata dalla saggistica?
Se devo essere sincera e, noto con piacere che all’occhio attento del critico non è sfuggito, questo lavoro era inizialmente nato come saggio sui vari prototipi della Solitudine e doveva essere svolto in quella direzione. Forse che il mio si può definire… un atto di viltà? Non so come poterlo catalogare ma infine ho tralasciato i vari peregrinamenti mentali che mi sono apparsi forse troppo pesanti da far digerire al pubblico ed ho deciso di imporre al lavoro il taglio che ora ha.
Con quale donna di “Fragmenta” t’identifichi di più? Angela, Alessandra, Anna ecc?
Quando scrivo poesia, non mi metto mai a tavolino e decido di farlo. Mi accade all’improvviso di sentire quel moto dell’anima che ogni poeta sa cos’è ed allora le parole ed i versi fluiscono dal cuore senza che io me ne renda conto.
Scrivere prosa è tutt’altra cosa! Ci si mette a tavolino e si cerca di architettare e mettere insieme storie di vita che possano essere ritenute vere o veritiere. No! In Fragmenta onestamente non mi rispecchio.
Quale caratteristica del temperamento delle tue eroine ammiri di più? Il coraggio, la pazienza, il sacrificio ecc?
Forse il sacrificio.
L’amore è più gioia o più dolore?
Questa sì che è una domanda da un milione di dollari! Ma l’amore è senz’altro tutte e due le cose.
Negli avvenimenti incide di più il destino o il libero arbitrio?
Non volendo scomodare alcun pensatore, né tantomeno andar contro al secolo illuministico-filosofico, tuttavia devo ammettere che sono fermamente convinta che il destino, in quanto tale, abbia un suo peso predominante nella vita di ognuno.
Spesso definisci l’amore “lontanissimo”: perché lontano geograficamente o perché è irraggiungibile?
Se parliamo della Marta Gervasi della novella, lo è per tutti e due i motivi anzi direi che questi sono tre: c’è da aggiungere anche quello temporale.
La copertina del libro lascia intendere che ami la notte…
E’ la parte del giorno che ritengo più prolifica, almeno per il mio lavoro. Ma si… amo la notte poiché i suoi silenzi inducono alla riflessione, e forse perché la dolcezza di certi momenti rievoca istanti di felicità, ti portano all’infanzia, ed ai primi vagiti di coloro che sono, per grazia di Dio, il respiro del tuo vivere.
Fausta Genziana Le Piane
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