Strasburgo, 27 set. – (Adnkronos/Labitalia) – Appoggiare le carriere delle donne, colmare il divario salariale uomo-donna, introdurre uno statuto specifico dei coniugi che partecipano ad attivita’ autonome e promuovere il lavoro a tempo pieno. E’ quanto chiede il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, invitando a proteggere la maternita’ e a lottare contro gli stereotipi. Sollecita, poi, attenzione per le immigrate, sottolineando l’importanza di garantire che siano consapevoli dei valori e delle leggi europee e delle convenzioni sociali in materia di parita’ di genere. Approvando la relazione di Piia-Noora Kauppi (Ppe/De, Fi), il Parlamento di Strasburgo accoglie con favore gli sforzi della Commissione europea volti a intensificare le sue azioni di promozione della parita’ tra donne e uomini. Ma sottolinea che sono necessari ulteriori sforzi e ulteriori misure, come si legge in una nota, ”per superare schemi decisionali e operativi obsoleti, specialmente in campo amministrativo” e per migliorare l’integrazione della dimensione di genere in tutti gli ambiti politici. Invita, inoltre, la Commissione a effettuare uno studio sull’applicazione negli Stati membri della legislazione comunitaria nel campo delle pari opportunita’ e a prendere misure adeguate in caso di mancata trasposizione o di infrazione. Gli eurodeputati insistono sulla necessita’ di appoggiare le donne nella loro carriera professionale. In proposito, rilevano l’importanza della conciliazione tra vita lavorativa, vita privata e vita familiare, che, affermano, ”costituisce uno degli elementi chiave ai fini dell’aumento occupazionale e della riduzione dell’onere dell’invecchiamento demografico”. E chiedono alla Commissione di concentrarsi specificamente sulle barriere che dissuadono le donne dall’accedere a lavori di alto livello, al fine di valutare la dimensione strutturale di tale fenomeno. Occorre anche affrontare il ”grave deficit democratico” connesso con gli ostacoli alla partecipazione delle donne alla politica e alla loro presenza nei quadri superiori della pubblica amministrazione.
Osservando che il divario salariale di genere registra una media del 15% nella Ue e del 30% in alcuni paesi europei, il Parlamento europeo esorta la Commissione e gli Stati membri ad ”adottare misure rigorose intese a ridurre il divario retributivo di genere”. Cio’, a suo parere, dimostra che non vi e’ stato alcun progresso reale nell’applicazione del principio della parita’ di retribuzione per lavoro di pari valore, introdotto 30 anni fa dalla direttiva 75/117/Cee. Ritiene, inoltre, che la Commissione dovrebbe sviluppare l’analisi e l’integrazione della dimensione di genere in relazione all’impatto delle riforme pensionistiche sulla vita delle donne nella Ue, ”al fine di individualizzare i diritti pensionistici, i regimi di sicurezza sociale nonche’ i regimi fiscali”. Strasburgo ribadisce, inoltre, la richiesta di definire uno status giuridico specifico dei coniugi partecipanti a un’attivita’ autonoma, affinche’ non siano piu’ lavoratori non riconosciuti e vengano affiliati ai regimi di previdenza sociale che li copra in caso di malattia, invalidita’, infortuni e vecchiaia. E’ anche essenziale migliorare la qualita’ della vita delle donne che vivono nelle zone rurali, garantendo loro servizi di formazione e istruzione e infrastrutture a sostegno alla famiglia e all’infanzia. Gli eurodeputati, notano poi che il 32,3% delle donne nella Ue lavora a tempo parziale rispetto ad appena il 7,4% degli uomini. Esortano, quindi, gli Stati membri e le parti sociali a far si’ che tutte le donne che desiderano lavorare a tempo pieno possano vedersi offrire impieghi corrispondenti, invece che lavori a tempo parziale ”spesso precari e insicuri”. D’altra parte, incoraggiano la Commissione a presentare nel 2008 una comunicazione che proponga ulteriori misure da adottare a tutti i livelli al fine di introdurre, entro il 2010, un’assistenza all’infanzia per il 90% dei bambini di eta’ compresa fra i 3 anni e l’eta’ dell’obbligo scolastico e per almeno il 33% dei bambini di eta’ inferiore a tre anni.
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