di Nadia Angelini

Vivendo, in piena libertà di pensiero, questo nostro tumultuoso tempo, credo sia ineccepibile che il pensiero, a volte, voli altrove.
Non c’è che da scegliere il periodo storico e il Paese, per tuffarsi in alcuni fatalismi osceni e ributtanti, che sono (guarda caso) tutti, riconducibili ad un eterno ed invariato comune denominatore: la donna.
Fiumi d’inchiostro sono scorsi a narrarne le nefandezze.
Uomini di talento, hanno impegnato tutto il meglio della loro materia grigia per chiarire il significato più autentico del modus agendi di un universo così poco consono alle aspettative del loro.
L’inferiorità della donna risale alla genesi, più precisamente, a due episodi che i teologi di ogni tempo hanno commentato con dovizia di notizie e tesi più o meno articolate: “La creazione di Eva e la Caduta.”
Dio creò la donna a partire dalla costola di Adamo.
Trattandosi quindi di un osso curvo, si sostenne sempre che lo spirito della donna non potesse essere che torvo e perverso.
Infatti fu Lei ad essere insidiata dal Demonio, sempre Eva che convinse Adamo a peccare procurandone la Caduta.
Nel 1486 Jacob Sprenger ed Heinrich Institoris pubblicarono a Strasburgo un libro che avrà nel tempo un successo straordinario: Il Malleus Maleficiarum, (il martello delle streghe).
Quella fu la prima volta in cui, anche se assurdamente, fu stabilito un legame diretto tra l’eresia, la stregoneria e la donna.
In questo trattato, però, si lesse anche a chiare note una guerra furibonda tra i due sessi.
Da un lato il mondo femminile, dal quale temere ogni sordido maleficio, dall’altro quello maschile che si difendeva bruciando quelle di loro che, per scarsa avvenenza o troppa spavalda alterigia, non erano state così fortunate da essere scelte per
la possibilità di generare.
Quelle fra loro, che per fortuna della sorte erano ritenute degne di partorire i loro figli, non erano certo streghe ma assolutamente da guardare con sospetto.
“Lei” fu il male necessario, la pena ineluttabile, il nemico domestico e il male di natura dipinto a chiare tinte.
Se il raccolto non dava i frutti sperati, se una naturale calamità colpiva la terra; ebbene era colpa del Diavolo che aveva cospirato, certamente , con una donna.
Grazie a Dio, questa lunga fustigazione morale è andata nei secoli via, via scomparendo ed alla donna è toccato in sorte, il continuo raffrontarsi con l’altro sesso e il dimostrare di essere in grado di affiancarlo anche in ardue ed importanti imprese.
Ora, sempre più spesso, si sente citare che –dietro un grande uomo c’è una grande donna-: questo il miracolo del nostro riscatto!
Senz’altro l’affermazione che più ci è gradito ascoltare.
Siamo state streghe arse ai roghi, accesi da falsi pregiudizi ed inattese verità, donne che hanno combattuto come uomini ed al loro fianco, impugnando spade, con lo stesso animo vigoroso del sesso che inutilmente ci ha sempre denigrato.
Noi, Donne, figlie del nostro tempo; ora viviamo la loro stessa realtà.
Abbiamo percorso tanta strada; ancora molta ne resta: abbiamo camminato, rallentato il passo; abbiamo vissuto ognuna il nostro tempo, calpestato zolle vergini o strisce di cemento, pianto e riso; idealmente tutte insieme!
In ognuna di Noi c’è l’Eva della genesi; Tutte abbiamo il ricordo ancestrale d’un fuoco che brucia, nei nostri cuori, in quello d’ognuna, il fiotto di orgoglio che invase quello della Pulsella d’Orleans.
Ancor oggi ci chiamano streghe: lo dicono certi uomini che si sentono irrimediabilmente attratti da noi; adesso siamo anche l’angelo del focolare, la donna medico la letterata e la manager.
Purtroppo, ancora e sempre resteremo il loro capo espiatorio: felicitiamoci per questo!
Siamo comunque l’invenzione più necessaria che Dio –costola curva o meno– abbia deciso di compiere.

angelini.nadia@fastwebnet.it

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