di Paolo D’Arpini

Un poeta ed un mercante si trovavano a navigare sullo stesso bastimento che era partito dalla Palestina alla volta dell’India

Ecco una storia strana narrata nello stile di Costantino Kavafis
La vita è una continua navigazione! Quando lessi per la prima volta la bellissima poesia di Kavafis “Itaca” piansi di commozione ed ancora oggi se la riascolto rivivo quell’emozione. Il poeta non ha segreti, se piange piange e se ride ride…. la poesia del poeta è un messaggio riposto in una bottiglia gettata in mare, potrà goderne chiunque abbia la fortuna di trovarlo ed apprezzarlo. Non esistono segreti per il poeta e le sue parole restano, ingenuamente, per il godimento di chiunque, nessuno escluso.
La poesia è una preghiera rivolta alla vita, a Dio, agli elementi, all’amante ed all’amico. Anche le poesie dei sufi sono sempre rivolte “all’amico”. Talvolta sono espresse con lacrime, con risa od in silenzio ma sempre hanno un loro effetto sul cuore umano. In questa storia si narra del viaggio e del periglio affontato da un poeta sufi e da un commerciante e del loro diverso atteggiamento verso la vita.
Tanto tempo fa una nave strapiena di merci e di passeggeri, salpata da Gaza, navigava nell’oceano alla volta dell’India. Improvvisamente una bufera si addensò sul mare, la furia degli elementi minacciava di travolgere lo scafo ormai ingovernabile. I membri dell’equipaggio erano disperati e si rivolsero ad un sufi che restava silenzioso in un angolo “tu che sei un uomo di Dio pregaLo affinché plachi la tempesta” Ed il sufi rispose “come potrei? Se è la volontà di Dio che io mi salvi o se invece è quella di farci precipitare in fondo al mare, sia fatta comunque la sua volontà”. Tutti si girarono verso il sufi ingiuriandolo ma lui rimase tranquillo. Fra i passeggeri c’era anche un ricco mercante ebreo, che aveva un meraviglioso palazzo in India, talmente sfarzoso che persino il re di quella contrada gli aveva chiesto più volte di cederglielo, ma lui sempre aveva rifiutato. Messo alle strette per la gran paura e disperazione invocò Dio e disse “se mi salvi donerò la mia
sontuosa dimora alla sinagoga”.
Strano a dirsi di lì a poco i venti ed i marosi si placarono e la nave raggiunse il porto. Il sufi alzò gli occhi al Cielo ed esclamò “Sia fatta la tua dolce volontà, Amico” e se ne andò contento cantando le lodi di Allah.
Il mercante a questo punto cominciò a pensare “forse aveva ragione il sufi a non esporsi, ora che ho fatto pubblicamente questa promessa dovrò mantenerla”. Ma i mercanti -si sa- hanno mille scappatoie per uscire dalle difficoltà. Infatti sbarcato a terra subito indisse un’asta per vendere il suo palazzo e siccome era ben valutato molti ricchi e persino il re si presentarono. Essi videro il meraviglioso palazzo ed un cagnolino legato ad una colonna. Il mercante disse “ecco questo palazzo costa 1 dinaro ma viene venduto inscindibilmente con il cane che costa 1 milione di dinari”. La richiesta era ben strana ma alla fine il re acconsentì a versare la cifra di 1 milione ed 1 dinaro ma chiese al mercante il perché di quella bizzarria.
Il mercante allora gli raccontò della bufera e della promessa fatta aggiungendo “il dinaro della casa lo regalo alla sinagoga mentre il milione di dinari del cane lo incasso io”.

Questa è una barzelletta od una storia vera senza morale.

Paolo D’Arpini
www.circolovegetarianocalcata.it

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