L’incontro nella sede della Federazione della Stampa Italiana per riflettere, all’indomani della liberazione di Giuliana Sgrena, sul contrastato ruolo delle donne nel giornalismo di frontiera.

di Valentina Ivana Chiarappa

Ha avuto luogo ieri, in occasione dell’8 marzo, il convegno “Giuliana e le Inviate di pace” organizzato a Roma dalla Commissione Pari Opportunità della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, allo scopo di discutere, con addetti e non addetti al lavoro, della difficile attività del corrispondente e soprattutto, dell’apporto delle donne alla qualità dell’informazione. Queste ultime, infatti, con i loro caratteristici impeto e coraggio, costituiscono preziosi testimoni di violenze ed angherie perpetrate a danno proprio di donne e bambini, svelando appassionatamente verità “scomode” spesso celate ad arte.
Sul tema, Mimosa Martini, giornalista del Tg 5 intervenuta all’incontro, ha evidenziato le notevoli differenze esistenti tra il mondo del giornalismo maschile e quello femminile soprattutto per ciò che riguarda l’isolamento. La Martini ha affermato, infatti: “Gli uomini ti dimostrano solidarietà nel momento difficile, ma fanno comunque gruppo a sé. Le donne invece sono sempre prese dalla loro battaglia personale”. In questo settore, a parere della giornalista, esistono ancora molti pregiudizi nei confronti delle donne, trattandosi di un incarico, quello dell’inviato di guerra, prima ricoperto esclusivamente da uomini e che, non solo deve essere faticosamente conquistato dalle colleghe donne, ma viene anche presentato quasi come un premio e non quale il meritato raggiungimento di un traguardo.
Avvicinandosi maggiormente al tema dell’incontro, Loredana De Petris, senatrice dei Verdi, ha affrontato l’argomento inerente il linciaggio morale che accompagna l’operato delle inviate di guerra, linciaggio che, sottolinea la senatrice: “…e’ cominciato già da Ilaria Alpi, eppure sono professioniste che non restano negli alberghi, che rischiano e fanno luce sulla tragica condizione di tante altre donne”. Sulla situazione attuale del giornalismo, la De Petris ha aggiunto, ancora, che un numero crescente di donne è presente nelle redazioni ma poche di queste detengono incarichi di una certa rilevanza.
Il direttore editoriale del Manifesto, Francesco Paternò, intervenuto al convegno, è stato portatore del saluto della Sgrena della quale ha detto: “Giuliana sta bene, il suo dolore personale non esiste più ma e’ rivolto al sacrificio di Nicola Calipari. Certo e’ stanca, ma sente il dovere di dare interviste e raccontare ciò che è accaduto, anche perché reputa fondamentale il ruolo svolto dalla stampa italiana nella sua liberazione”.
Tra i rappresentanti del settore giornalistico, era presente all’evento anche Maria Luisa Busi, conduttrice del Tg 1, che ha ribadito con fermezza l’importanza di una reazione forte da parte delle donne, in quanto tali e in quanto giornaliste, nei confronti del tentativo di togliere validità al comportamento della Sgrena. La Busi ha poi invocato rispetto per Giuliana e per l’intera categoria a cui quest’ultima appartiene.
L’incontro è terminato con la partecipazione di Marina Cosi, presidente della Commissione Pari Opportunità della Fnsi la quale ha indirizzato due mazzi di mimose a Giuliana Sgrena e a Rosa Calipari (moglie del compianto Nicola), ricordando Florence Aubenas, la corrispondente francese ancora in mano ai rapitori.
Una giornata per riflettere sullo scomodo ruolo giocato da tante giornaliste sempre pronte ad offrire un’informazione libera e che le vede protagoniste non solo come professioniste ma, troppo spesso anche come vittime.

Valentina Ivana Chiarappa

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