Di Mila S.
Tanti anni fa stavo a Tiraspol, una città che apparteneva alla Moldavia; ma adesso non lo è.
Abitavo in una casa di nove piani che era situata in un quartiere di diversi edifici, ma il mio entrava in un gruppo di quattro che formavano un rettangolo perfetto.
Perché ricordo questo? Perché proprio quel rettangolo ha provocato tante strane situazioni, passioni, dolori, amori, odi.
Una mattina di Luglio, una mattina bella e silenziosa, con i profumi degli alberi e dei fiori e gli odori del cemento e dell’asfalto, di caffè e di prime sigarette fumate.
Una mattina come tante altre, una mattina pacifica.
Un urlo che è uscito dal profondo dell’animo, un urlo che ha cancellato quella mattina perché dopo non è esistito niente::”Amore, amore mio perché, perché sei tu, perché a me?.”
La voce diventava più sofferente e il pozzo di quattro case lo faceva rimbombare da un muro all’altro; un eco di dolore che entrava in tutte le finestre aperte di Luglio.
Erano anni di guerra in Afganistan.
Erano anni di buio tremendo per la Russia.
Erano anni di tante bare di ufficiali e soldati.
Erano anni di tante vedove con tanti bambini piccoli, che sono rimasti senza i loro padri.
Perché tante volte mi viene nella mente quella mattina di Luglio? Perché le sofferenze si ripetono.
Adesso non portano più le bare dall’Afganistan, portano le bare dalla Cecenia.
E sempre c’è una voce sofferente e addolorata che cancella una mattina di Luglio con i suoi profumi di alberi e fiori, con i suoi odori di cemento ed asfalto, di prime sigarette fumate e di caffè che ancora non è stato versato nella tazza.
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