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 DI TOKYO ABBASSAVA I VOTI DELLE STUDENTESSE PER IMPEDIRNE L'INGRESSO

Secondo diverse testate giapponesi, da circa 8 anni l’Università di Tokyo, una delle principali università del Giappone, ha sistematicamente alterato i risultati dei test d’ammissione a medicina per ridurre sotto la soglia del 30% l’ingresso di donne nella facoltà.
Per evitare che gli ospedali affiliati si trovassero a corto di medici a causa delle maternità, sin dal 2010 l’Università privata avrebbe detratto dai 10 ai 20 punti al test scritto a risposta multipla delle studentesse che precede la stesura di un saggio e il colloquio orale.
Tale pratica avrebbe fatto sì che nel 2018 siano stati ammessi all’Università 141 uomini e solo 30 donne.
Un’esponente dell’ateneo ha dichiarato che saranno condotte le necessarie indagini a riguardo di quello che non è il primo scandalo riguardante l’Università di Tokyo. Questa estate, infatti, i massimi dirigenti dell’Università, Masahiko Usui e Mamoru Suzuki, hanno dovuto rassegnare le proprie dimissioni per aver accettato mazzette in cambio di un aumento dei voti del figlio di un ufficiale governativo per garantirgli l’ingresso nell’istituto.
“Se l’università ha discriminato gli studenti in base al genere, sarà un problema” ha detto un funzionario del ministero dell’educazione, che ha annunciato anche l’intenzione del governo di fare luce sulla vicenda, per la gioia di gruppi di dottoresse e di associazioni femminili che avevano già in precedenza denunciato la pratica estendendola anche alla prassi di di altri atenei.
Secondo i dati dell’Organizzazione per la Co-Operazione economica e lo sviluppo (OECD), infatti, il Giappone ha la peggior proporzione di dottoresse tra 34 paesi osservati.

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