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 IL GENITORE BIOLOGICO LE CHIEDE DI ABORTIRE: MAMMA SURROGATA 
 SI RIFIUTA E SFIDA LA LEGGE

di Federica Macagnone
Un caso che porterà a un verdetto epocale. Con queste parole i media statunitensi si sono espressi sulla decisione che i giudici della corte suprema di Los Angeles dovranno pronunciare su un quesito che sta facendo discutere gli Usa: può una donna che affitta il suo utero rifiutarsi di abortire quando ciò le sia richiesto dai genitori intenzionali e ci siano rischi per la salute di madre e bambino? Il caso è stato sollevato da Melissa Cook, una 47enne di Woodland Hills, in California, già madre di 4 figlie e incinta di 3 gemelli, i cui gameti arrivano da C. M., un 50enne della Georgia, mentre gli ovuli sono di una donatrice.
Cook non solo ha respinto la richiesta di “riduzione selettiva” arrivata dal padre intenzionale, ma ha anche fatto causa all’uomo, chiedendo di poter diventare la madre dei tre bimbi che porta in grembo. Tutto è iniziato la scorsa primavera, quando C. M. si è rivolto alla Surrogacy International Inc. per avere un bambino: nel contratto si prevedeva che l’uomo avrebbe pagato 33mila dollari alla donna che avrebbe portato in grembo il feto più 6mila dollari per ogni figlio aggiuntivo. D’altro canto quest’ultima, dopo aver partorito, avrebbe rinunciato ai diritti di genitore.
Ad agosto Melissa si è sottoposta alla fecondazione assistita impiantando tre embrioni: tutti e tre hanno attecchito, aprendo un caso che, comunque si concluderà, farà storia. Perché C. M., che lavora alle Poste, non si è detto disponibile ad allevare tutti e tre i piccoli, chiedendo alla donna di sottoporsi a una riduzione selettiva, ovvero l’eliminazione di un feto: secondo Melissa, le motivazioni della richiesta del padre biologico sarebbero legate a preoccupazioni economiche e per la salute dei bimbi. Argomento fuori discussione per la donna, che si è rifiutata categoricamente di accogliere la richiesta. «Sono una madre pro-life e non voglio abortire, stanno andando bene tutti e tre» ha spiegato. Da quel momento, stando al racconto di Melissa, sono cominciate le minacce da parte di C.

M.: non le avrebbe pagato un solo dollaro per la sua gravidanza e, in più, le avrebbe chiesto un mantenimento per i bambini. A quel punto Melissa ha rilanciato e, davanti ai giudici della Suprema Corte di Los Angeles, ci è andata lei, chiedendo non solo di diventare la madre legale dei bambini, ma mettendo in discussione la legge californiana su questa forma di fecondazione assistita che viola i diritti di uguale protezione garantiti dalla Costituzione. «Non considero più gli accordi di maternità surrogata favorevolmente come in passato – ha dichiarato Melissa al Washington Post – Ho una profonda empatia per gli uomini che vogliono figli. Tuttavia, ora penso che il concetto di base di questo tipo di accordi vada riesaminato».

Secondo Robert Walmsley, l’avvocato dell’uomo, sarebbero stati i medici a spiegare al padre che i rischi associati al parto multiplo erano maggiori, suggerendo una “riduzione”. Per Walmsley, questo ha costretto l’uomo “a fare quella richiesta”. Ma, secondo Melissa, la vera motivazione sarebbe invece che l’uomo non vuole allevare tre figli.
La denuncia di 47 pagine è finita ora sul tavolo dei giudici della Corte Suprema. L’avvocato di Melissa, Harold Cassidy, ha detto che lo scopo primario della sua assistita è ottenere i diritti parentali sul terzo bimbo e la custodia per i primi due. La donna chiede anche di non essere citata in giudizio per il rifiuto di abortire e dunque per l’inadempienza contrattuale. Infine, chiede che le minacce per farla abortire di C. M. siano considerate illegali. Negli Usa, nella maggior parte degli accordi di maternità surrogata, ci sono clausole per cui un genitore intenzionale può richiedere una “riduzione” per la sicurezza della donna e dei feti. C. M., adesso, attraverso il suo legale, ha fatto sapere che, pur non essendo d’accordo, accetterà la decisione di Melissa e che alleverà tutti e tre i figli. Ma ora la decisione spetta ai giudici che potrebbero accogliere la richiesta della “madre in affitto”, affidandole la custodia e i diritti parentali sui bambini. (Sabato 9 Gennaio 2016)

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