Estratto dall’introduzione del recente libro di Vandana Shiva, Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006, alle pp. 16-19.
Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell’ambiente e delle culture native, e’ oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Le guerre dell’acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006
1. Tutte le specie, tutti gli esseri umani e tutte le culture possiedono un valore intrinseco.
Tutti gli esseri viventi sono soggetti dotati di intelligenza, integrita’ e di un’identita’ individuale. Non possono essere ridotti al ruolo di proprieta’ privata, di oggetti manipolabili, di materie prime da sfruttare o di rifiuti eliminabili. Nessun essere umano ha il diritto di possedere altre specie, altri individui, o di impadronirsi dei saperi di altre culture attraverso brevetti o altri diritti sulla proprieta’ intellettuale.
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2. La comunita’ terrena promuove la convivenza democratica di tutte le forme di vita.
Siamo membri di un’unica famiglia terrena, uniti gli uni agli altri dalla fragile ragnatela della vita del pianeta. Pertanto e’ nostro dovere assumere dei comportamenti che non compromettano l’equilibrio ecologico della Terra, nonche’ i diritti fondamentali e la sopravvivenza delle altre specie e di tutta l’umanita’. Nessun essere umano ha il diritto di invadere lo spazio ecologico di altre specie o di altri individui, ne’ di trattarli con crudelta’ e violenza.
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3. Le diversita’ biologiche e culturali devono essere difese.
Le diversita’ biologiche e culturali hanno un valore intrinseco che deve essere riconosciuto. Le diversita’ biologiche sono fonti di ricchezza materiale e culturale che pongono le basi per la sostenibilita’. Le differenze culturali sono portatrici di pace. Tutti gli esseri umani hanno il dovere di difendere tali diversita’.
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4. Tutti gli esseri viventi hanno il diritto naturale di provvedere al loro sostentamento.
Tutti i membri della comunita’ terrena, inclusi gli esseri umani, hanno il diritto di provvedere al loro sostentamento: hanno diritto al cibo e all’acqua, a un ambiente sicuro e pulito, alla conservazione del loro spazio ecologico. Le risorse vitali necessarie per il sostentamento non possono essere privatizzate. Il diritto al sostentamento e’ un diritto naturale perche’ equivale al diritto alla vita. E’ un diritto che non puo’ essere accordato o negato da una nazione o da una multinazionale. Nessun paese e nessuna multinazionale ha il diritto di vanificare o compromettere questo genere di diritto, o di privatizzare le risorse comuni necessarie alla vita.
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5. La democrazia della comunita’ terrena si fonda su economie che apportano la vita e su modelli di sviluppo democratici.
La realizzazione di una democrazia della comunita’ terrena presuppone una gestione democratica dell’economia, dei piani di sviluppo che proteggano gli ecosistemi e la loro integrita’, provvedano alle esigenze di base di tutti gli esseri umani e assicurino loro un ambiente di vita sostenibile. Una concezione democratica dell’economia non prevede l’esistenza di individui, specie o culture eliminabili. L’economia della comunita’ terrena e’ un’economia che apporta nutrimento alla vita. I suoi modelli sono sempre sostenibili, differenziati, pluralistici, elaborati dai membri della comunita’ stessa al fine di proteggere la natura e gli esseri umani e operare per il bene comune.
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6. Le economie che apportano la vita si fondano sulle economie locali.
Il miglior modo di provvedere con efficienza, attenzione e creativita’ alla conservazione delle risorse terrene e alla creazione di condizioni di vita soddisfacenti e sostenibili e’ quello di operare all’interno delle realta’ locali. Localizzare l’economia deve diventare un imperativo ecologico e sociale. Si dovrebbero importare ed esportare soltanto i beni e i servizi che non possono essere prodotti localmente, adoperando le risorse e le conoscenze del luogo. Una democrazia della comunita’ terrena si fonda su delle economie locali estremamente vitali, che sostengono le economie nazionali e globali. Un’economia globale democratica non distrugge e non danneggia le economie locali, non trasforma le persone in rifiuti eliminabili. Le economie che sostengono la vita rispettano la creativita’ di tutti gli esseri umani e producono contesti in grado di valorizzare al massimo le diverse competenze e capacita’. Le economie che apportano la vita sono differenziate e decentralizzate.
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7. La democrazia della comunita’ terrena e’ una democrazia che tutela la vita.
Una democrazia che tutela la vita si fonda sul rispetto democratico di ogni forma vivente e su un comportamentodemocratico da adottare gia’ a partire dalla quotidianita’. Ogni soggetto coinvolto ha il diritto di partecipare alle decisioni da prendere in merito al cibo, all’acqua, alla sanita’ e all’istruzione. Una democrazia che tutela la vita cresce dal basso verso l’alto, al pari di un albero. La democrazia della comunita’ terrena si fonda sulle democrazie locali, lasciando che le singole comunita’ costituite nel rispetto delle differenze e delle responsabilita’ ecologiche e sociali abbiano pieni poteri decisionali riguardo all’ambiente, alle risorse naturali, al sostentamento e al benessere dei loro membri. Il potere viene delegato ai livelli esecutivi piu’ alti applicando il principio della sussidiarieta’. La democrazia della comunita’ terrena si fonda sull’autoregolamentazione e sull’autogoverno.
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8. La democrazia della comunita’ terrena si fonda su culture che valorizzano la vita.
Le culture che valorizzano la vita promuovono la pace e creano degli spazi di liberta’ per consentire il culto di religioni diverse e l’espressione di diverse fedi e identita’. Tali culture lasciano che le differenze culturali si sviluppino proprio a partire dalla nostra umanita’ e dai nostri comuni diritti in quanto membri della comunita’ terrena.
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9. Le culture che valorizzano la vita promuovono lo sviluppo della vita stessa.
Le culture che valorizzano la vita si fondano sul riconoscimento della dignita’ e sul rispetto di ogni forma di vita, degli uomini e delle donne di ogni provenienza e cultura, delle generazioni presenti e di quelle future. Sono culture ecologiche che non producono stili di vita distruttivi o improntati al consumismo, basati sulla sovrapproduzione, sullo spreco o sullo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. Le culture che valorizzano la vita sono molteplici, ma ispirate da un comune rispetto per il vivente. Riconoscono la compresenza di identita’ diverse che condividono lo spazio comune della comunita’ locale e danno voce a un sentimento di appartenenza che correla i singoli individui alla terra e a tutte le forme di vita.
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10. La democrazia della comunita’ terrena promuove un sentimento di pace e solidarieta’ universale.
La democrazia della comunita’ terrena unisce tutti i popoli e i singoli individui sostenendo valori quali la cooperazione e l’impegno disinteressato, anziche’ separarli attraverso la competizione, il conflitto, l’odio e il terrore. In alternativa a un mondo fondato sull’avidita’, sulla diseguaglianza e sul consumismo sfrenato, questa democrazia si propone di globalizzare la solidarieta’, la giustizia e la sostenibilita’.
Numero 135 del 28 ottobre 2007 Supplemento domenicale de “La nonviolenza e’ in cammino” Direttore responsabile: Peppe Sini, e-mail: nbawac@tin.it
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