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 MESTIERI E MADE IN ITALY: "LA SARTORIA DEL GHETTO CHE RESISTE 
 E FORMA I GIOVANI
Il Bagatto Sartoria

Il Bagatto di Eolo Helder Fontanesi è ponte fra la gloriosa storia della creatività italiana e il ritorno alla qualità (dopo il ‘bubbone’ delle firme a tutti i costi): “Siamo anche una scuola di mestiere”
La moda ha lasciato il passo al business e sono morte le principali realtà bolognesi legate al mondo del Made in Italy come La Perla, Les Copain, Pancaldi, Marvel e Mattiolo (che produceva anche per Ferrè) mentre quelle sopravvissute alla crisi e alla grande distribuzione spostano la produzione nei Paesi in cui la mano d’opera costa meno. In un vicolo del ghetto ebraico di Bologna c’è chi questi cambiamenti li ha vissuti sulla sua pelle e ha la lucidità di analizzare passato e presente, con una buona sensazione sulle nuove leve, ma un grande sfiducia nelle istituzioni e nel “sistema moda” più in generale.
Circondato da almeno una decina di macchine da cucire, da manichini vestiti con le sete più preziose e da disegni da trasformare in cartamodelli, Eolo Helder Fontanesi, titolare insieme alla mamma della storica sartoria Il Bagatto, ha tutta la voglia di raccontare come ha fatto a diventare una mosca bianca nel settore della moda e finire in un “ghetto” che non è soltanto metafora dell’emarginazione del buon prodotto in Italia: “Il disinteresse istituzionale ha portato il Made in Italy a far scomparire l’artigianalità a favore del business, che prevale oggi sulla qualità e sulla trasmissione dei mestieri che ci hanno resi famosi in tutto il mondo. C’erano così tante aziende interessanti nel settore moda a Bologna a partire dagli anni Trenta e Quaranta e ora siamo praticamente scomparsi…”.
E lo stesso, come diretta conseguenza secondo Eolo, è accaduto con l’artigianato annesso al settore moda: “Se da un lato possiamo attribuire delle colpe alla crisi, dall’altro abbiamo responsabilità anche noi artigiani, che ci siamo chiusi nelle nostre botteghe con la paura spesso di strasmettere il nostro know-how alle nuove generazioni…Ultimamente ho un sacco di giovani che vengono da me a chiedere di poter seguire corsi o chiedere consigli, spesso spinti dalla mancanza di esercizio concreto di alcune scuole e istituti, i quali impartiscono nozioni teoriche, ma pare facciano fatica a passare alla pratica”.

Da quanto tempo esiste Il Bagatto? Come e da chi è nato?
“Questa sartoria è nata circa trent’anni fa e da dieci è qui nel ghetto ebraico, mentre in origine stava in via Mascarella. Mia madre è una grande sarta, che ha lavorato per anni per la scuola Maranotti (Max Mara) e poi ha intrapreso insieme a me questa avventura. Io ho seguito un percorso particolare e preso lezioni di sartoria da professionisti del mestiere, per poi allargare il campo anche alla corsetteria e alla modisteria (l’arte di fare cappelli)”

Cosa fate esattamente?
“Siamo una sartoria e confezioniamo (davvero) abiti su misura partendo dal corpo dei nostri clienti. Faccio questa precisazione perchè molti oggi parlano di tailor made, ma si tratta di una sorta di pronto moda da tagliare e cucire a misura…una cosa completamente differente. Produciamo naturalmente anche abiti da cerimonia e facciamo riparazioni o rivisitazione di vecchi abiti di alta qualità. Non si sono mai visti tanti stracci circolare come al giorno d’oggi e quando è possibile dare una seconda chance a un abito magari un po’ datato, ma di grande stile e qualità, farlo dà molte soddisfazioni”.

Chi sono oggi i suoi clienti?
“Intanto c’è stata nell’ultimo periodo una ‘riscoperta’ del capo d’abbigliamento fatto su misura (dal vestito alle camicie, daiipantaloni alla cravatta) e molti giovani si sono accorti che non è poi così proibitivo, dando grande valore alla personalizzazione e alla vestibilità. Se fino a qualche tempo fa prevalevano le donne, oggi ho moltissimi clienti uomini, segno che forse qualcosa sta cambiando”.

A proposito di ‘trasmissione del mestiere’, voi fate anche formazione…siete più di una bottega…
“Sì. Teniamo dei corsi individuali (li preferiamo anche perchè ognuno ha i suoi tempi e perchè vogliamo lasciare da parte la competizione) di sartoria uomo/donna/bambino, di modisteria, di corsetteria, lezioni per costumisti, per imparare a fare cravatte e papillon, di corsetteria, camiceria e costumi da bagno. Siamo una scuola di mestiere vera a propria e usciti di qua, dopo ora di teoria ma anche di pratica, si è in grado di produrre realmente dei capi. Abbiamo anche un bel centro di documentazione con oltre 1.000 testi specifici e 2.000 riviste dall’800 a oggi, inoltre una collezione storica di abiti che fanno da documentazione e da materiale didattico”. (Erika Bertossi)

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