A Rieti, nella Chiesa di Santa Maria Assunta, l’opera di Maurizio Carnevali
L’ultimo lavoro dell’eclettico artista calabrese Maurizio Carnevali, che non è nuovo a tematiche d’ispirazione religiosa o mistica – si ricordi la serie di dipinti dedicati alla figura di San Francesco da Paola -, è costituito da una vigorosa via Crucis esposta a Rieti nella Chiesa di Santa Maria Assunta, costruita e consacrata recentemente.
L’opera è stata donata dalla moglie d’un parrocchiano, Ennio Guadagnoli,
Ennio Guadagnoli
artista e poeta (le sue raccolte s’intitolano: Sogni e Realtà,
1990 e La mia compagna, 2007) in ricordo perenne del marito, morto l’11 dicembre del 2008. Ennio Guadagnoli aveva conosciuto il maestro Carnevali per il tramite d’un amico di Lamezia Terme, l’editore Cenzino Gigliotti, nel corso dei dieci anni trascorsi in Calabria per motivi di lavoro. Il legame con quella terra è stato così forte che la moglie del poeta ha fatto donazione della raccolta di libri del marito alla Biblioteca dell’Università Magna Graecia di Catanzaro.
Pur con questa genesi che la collega ad una terra lontana, la via Crucis della Chiesa di Santa Maria Assunta s’inserisce perfettamente negli attributi del tessuto territoriale reatino caratterizzato da espressioni d’alta configurazione spirituale. Tra la verdissima valle reatina ed il monte Terminillo, s’incontrano infatti i quattro santuari francescani di Fonte Colombo, La Foresta, Greccio e Poggio Bustone da dove il “Santo della Natura” ha inviato al mondo il suo messaggio di gioia e amore di cui ancora oggi noi tutti sentiamo il richiamo. E non basta, perché in Sabina si trova l’imponente Abbazia di Farfa, uno dei monumenti più insigni del medioevo europeo che estendeva i suoi possedimenti su buona parte dell’Italia centrale e che Carlo Magno visitò prima di essere incoronato in Campidoglio.
La Via Crucis (dal latino Via della Croce anche detta Via Dolorosa) è un rito cristiano, della Chiesa Cattolica e della Chiesa anglicana con cui si ricostruisce e commemora il percorso doloroso di Cristo che si avvia alla Crocifissione sul Golgota. L’itinerario spirituale della Via Crucis è stato in tempi recenti completato con l’introduzione della Via Lucis che celebra i misteri gloriosi, ovvero i fatti della vita di Cristo tra la sua Risurrezione e la Pentecoste. E’ ciò che precisa nel corso dell’intervista il Parroco Don Zdenek Copriva che ha collaborato con Carnevali al progetto dell’opera: “Non s’espo-
ne la Via Crucis all’interno poiché non è una prassi liturgica, ma è un rito paraliturgico che si fa durante la Quaresima. Tutti i pannelli saranno esposti durante la Quaresima, il mercoledì delle Ceneri, all’interno della Chiesa ma in seguito verranno sistemati in una nicchia appartata di fronte all’altare. Per evitare d’avere una parete vuota, abbiamo dipinto il percorso della Risurrezione sul grande pannello di legno che normalmente accoglie la Via Crucis in modo che ci sia continuità tra questa ultima e la Via Lucis”.
All’entrata della Chiesa di Santa Maria Assunta, il fedele si sente avvolto teneramente dall’abbraccio fisico della chiesa, che è circolare, e dal messaggio imperioso della Via Crucis di Carnevali, raffigurata nei pannelli fissati alle colonne. Tra le varie ipotesi d’attuazione proposte dal maestro è stata scelta quella che ricorre alla tecnica del bassorilievo in resina pitturato come un affresco. Il potere di suggestione della sala è così forte che non è possibile non soffermarsi ad osservare, in particolare due stazioni, la V e la VI, che rappresentano Gesù aiutato a portare la Croce da S. Simone di Cirene e la Santa Veronica che asciuga il volto di Gesù. La figura del Cristo è stilizzata e fortemente allegorica, senza alcun indugio di carattere cruento come in alcune recenti rappresentazioni cinematografiche. La drammaticità è contenuta ed espressa nella purezza assoluta del profilo e nella trattazione dei particolari, come le mani strette sulla Croce, tese nello sforzo del dolore. Anche le mani di Simone, partecipe e coinvolto nella passione di Cristo, sono rattrappite sullo strumento del supplizio. Le figure femminili (la Madre, le pie donne, la Veronica) sono ieratiche. La Veronica, in particolare, è maestosa e, nel porgere il velo in atteggiamento protettivo, impassibile nell’accettazione e sopportazione del dolore. I colori usati da Carnevali sono l’oro (uno dei doni dei Magi) e il porpora, i colori della regalità, mai
accesii e neppure spenti, anzi sempre leggeri e delicati: sono tinte che riscaldano ed invitano al rilassamento, alla distensione adatti alla meditazione. Seduti al centro della chiesa, ci si accorge che questi pannelli dilatano lo spazio e il tempo, senza restrizione alcuna e richiamano alla memoria il commento del poeta Mario Luzi in occasione d’una Via Crucis di Giovanni Paolo II, anch’Egli Poeta. La poesia si fa preghiera: Padre mio, mi sono affezionato alla terra/quanto non avrei creduto./E’ bella e terribile la terra./ Io ci sono nato quasi di nascosto,/ci sono cresciuto e fatto adulto/in un suo angolo quieto/tra gente povera, amabile e esecrabile. I pannelli s’inseriscono perfettamente nell’ambiente e nell’atmosfera della Chiesa, nei suoi riflessi di luce, tanto che i colori delle stazioni sembrano quasi riflettere quelli dell’insieme dell’interno. Ecco ancora il richiamo alla forza simbolica dell’oro che riporta alla presenza costante e viva della Luce della Risurrezione all’interno di tutta la Via Crucis: non può esserci Rinascita senza sofferenza. La Passione di Cristo è la nostra Passione. I pannelli infatti convergono e culminano nell’ovale della Risurrezione, posto vicino alla finestra, in direzione della provenienza della luce: Cristo risorto ascende al cielo portando con sé un gruppo di bambini sorridenti, accogliendoli con il gesto delle palme aperte delle mani ed abbracciandoli con il caldo dell’oro della Speranza ed il rosso della forza e della Potenza dell’Amore. Carnevali ha inserito nell’opera i giovani dopo averli visti riempire la Chiesa con la loro gioiosa presenza nel corso d’una visita domenicale.
Ci piace concludere con le parole di Papa Benedetto XVI dette al termine della Via Crucis del 2009: “Abbiamo rivissuto la vicenda tragica di un Uomo unico nella storia di tutti i tempi, che ha cambiato il mondo non uccidendo gli altri, ma lasciandosi uccidere appeso ad una croce”.
Fausta Genziana Le Piane
Commenti