Articolo di: Silvia Mattina
“Iniziare dalla cultura e dalle scuole per arginare il fenomeno della violenza di genere”. Questo il presupposto dal quale partire, secondo la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, che ha presenziato al convegno ‘Sulla pelle delle donne’, che si è tenuto lunedì 14 novembre presso la sala Isma in Roma. Un incontro innovativo, dove per la prima volta è stato un uomo a prendere la parola per raccontare la sua storia di violenza e lunga riabilitazione, resa possibile anche attraverso il lavoro del centro antiviolenza ‘Marie Anne Erize’, che lo ha accolto e col quale ora collabora, ponendolo come esempio del “si può uscirne”.”Qualsiasi pretesto era buono per agire con violenza”, ha dichiarato Marco Babacci,”e non solo con le donne, ma anche attraverso l’appartenenza a gruppi politici, non importa di quale schieramento, purché si potesse passare alle maniere forti. La violenza era normale per me, anzi era il mio comportamento abituale”. I lavori sono stati seguiti dagli alunni del liceo scientifico ‘E. Amaldi’ di Tor Bella Monaca, col quale il centro antiviolenza ‘Marie Anne Erize’ collabora da tempo e ai quali la senatrice Fedeli si è rivolta, lodando il lavoro dei loro insegnanti, che stanno cercando di “sensibilizzare le nuove generazioni ai temi della violenza di genere, prestando attenzione a quei cambiamenti che potrebbero essere segnali di abusi sui ragazzi”. Al fenomeno della violenza di genere si affianca, infatti, lo ‘stalking’, per il quale le norme attualmente in vigore prevedono pene severe e che, secondo i dati, risulta praticato anche dalle donne, come illustrato dalla dottoressa Giusy De Gori nella sua relazione: “Bisogna cambiare prospettiva e, pur attivandosi nella difesa e nell’accoglienza delle donne vittime di violenze, è necessario analizzare ogni singolo caso in maniera approfondita, sia per offrire a ognuna il supporto adeguato, sia per evitare la trappola delle false accuse, che purtroppo, in alcuni casi, vengono lanciate per ottenere trattamenti economici più vantaggiosi in caso di separazione o vendicarsi dei torti subiti”. Una ‘linea’ sulla quale si è trovato d’accordo anche Mario Pontillo, che si occupa di detenuti ed ex detenuti tramite l’associazione ‘Il Viandante’, presente al tavolo dei relatori. “Abbiamo deciso di ribaltare la prospettiva del fenomeno”, ha infine spiegato Stefania Catallo, presidente del centro e ambasciatrice del ‘Telefono rosa’,”poiché è necessario conoscere e diffondere le vicende degli uomini ‘maltrattanti’, affinché la loro esperienza possa essere di monito per quanti non conoscono altro linguaggio se non quello della violenza. Bisogna che gli uomini ci mettano la ‘faccia’. E infatti, a questo proposito, stiamo lavorando a una nuova campagna stampa che presto sarà resa pubblica: basta col silenzio”, ha concluso la Catallo,”è ora che parlino anche gli uomini”.
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