In questi giorni ho letto molti articoli e ricevuto molti messaggi secondo i quali questa amministrazione vorrebbe chiudere la Casa delle Donne.
Ebbene, chiariamo subito che questo è FALSO!
Questa amministrazione non intende chiudere la Casa delle Donne né intende procedere a sgombero.
E questo viene anche confermato dalla lettura della mozione votata in aula dai consiglieri M5S il cui contenuto è stato strumentalmente capovolto per far passare la tesi contraria.
Cosa vogliamo fare?
Rilanciare il progetto attualizzandolo rispetto alle mutate condizioni socio-economiche, urbanistiche e demografiche di Roma. Non vi è dubbio alcuno, infatti, che soprattutto nelle periferie vi siano condizioni di povertà molto più estese rispetto agli anni ’80; leggiamo quotidianamente di ragazze e donne bullizzate, maltrattate, violentate, ignorate, uccise.
E questo fin dalla più tenera età e spesso anche a scuola. Per non parlare poi delle donne che sono sfruttate sul lavoro o che vengono licenziate appena restano incinte.
Allora forse occorre integrare quel progetto iniziando a ragionare sulla creazione di un sistema di servizi, che veda nell’attuale Casa il centro nevralgico delle attività che vengono messe in rete ed ampliate su tutto il territorio della città, con particolare riguardo alle periferie.
Si può e si deve iniziare a ragionare sull’esistente per capire se sia sufficiente ovvero, come credo, sia necessario aumentare questi servizi sempre e all’interno del territorio.
E per fare questo, ritengo necessario creare un tavolo di lavoro all’interno del quale accogliere una pluralità di voci, di diversa provenienza ed età, non escluse le rappresentanti della Casa delle Donne, che insieme all’amministrazione disegnino il nuovo progetto della Casa delle Donne che successivamente sarà oggetto di una futura procedura ad evidenza pubblica per consentire ai diversi soggetti e diverse associazioni, di partecipare e lavorare per la crescita delle donne, di tutte le donne, della città di Roma.
Quanto al debito accumulato di oltre 800mila euro in 10 anni, nonostante Casa delle Donne abbia beneficiato di un abbattimento del 90% del canone concessorio, ricordo che la associazione ha ottenuto uno sconto ulteriore rispetto a tutte le altre associazioni (altrettanto meritorie, che svolgono ad esempio servizi in favore dei disabili, delle persone con la SLA, dei bimbi autistici, ecc.) che invece hanno un abbattimento dell’80% di detto canone.
Tale tema, tuttavia, non può e non deve interferire con le finalità del progetto che deve essere sviluppato sulla Casa e sarà giustamente oggetto di valutazioni separate.
Avviamo un nuovo corso e facciamolo insieme, con coraggio”.
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