Allarme del Neuropsichiatra: ”Stiamo vivendo con due cervelli: uno digitale, l’altro di carne.”
I social stanno spegnendo la nostra vita reale, afferma Vittorino Andreoli, psichiatra e neurologo. Di più: i social network stanno uccidendo la nostra personalità e la nostra sostanza di esseri umani. L’uomo è infatti un animale sociale, bisognoso di relazioni. Oggi sta sospendendo i rapporti, delegandoli ad una protesi che può consegnarci alla follia, se è vero (come è vero) che la follia è la morte della personalità: chi non ha rapporto con la realtà, infatti, sragiona.
Così, intervenendo a Rovereto (al Festival della Onlus Informatici Senza Frontiere) , il celebre neuropsichiatra veronese ha usato toni giustamente preoccupanti sulla sudditanza che ormai caratterizza la specie umana, schiavo dei social, rinchiuso in una doppia personalità che è sempre stata l’anticamera della follia.
“Il cervello che abbiamo in tasca rischia di rimpiazzare quello nella nostra testa” ha detto, segnalando che lo stesso atto di associare alle persone una suoneria, significa che stiamo già dando alle persone un significato digitale. I dati dicono che molti adolescenti spendono più tempo a comunicare attraverso l’apparecchio tecnologico (oltre sei ore al giorno, ndr) che tra loro, cioè da persona a persona, da cervello a cervello. E questo porterà a perdere la capacità di parlare con l’altro.
Può diventare una patologia, anzi lo è già diventata: in Val d’Aosta c’è una clinica (la prima del genere) per curare l’invasione del mondo tecnologico nell’attività cerebrale e che ci riduce a dei pollici ristretti in un campo limitato al al «mi piace» e al «non mi piace»?
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