Anna Rossi
Una penna come quella della Prof.ssa Montalti impone la chiarezza. Le donne non vogliono essere dimenticate.
Dai fornelli alla cattedra la distanza può essere brevissima se libere di scegliere. Al contrario, il cammino di chi relega il quotidiano ai servigi altrui sarà sempre e solo un eterno calvario
Genitle Signora,
chi Le scrive è una donna che volge il suo sguardo al vicino traguardo della vita, un’attempata signora che appartiene alla prima metà del secolo scorso. Ho insegnato filosofia per quarant’anni a Ravenna ma ho un debole per il cibo, il vino e la buona compagnia. In questo sono una contadina istruita e non tradisco la mia terra.
Questa estate mi trovavo a Forlimpopoli in quel loco stupendo che è “CasARTUSI”, riparo del palato che la cultura gastronomica ci regala. CasArtusi è un tempio di storia culinaria che rimette in vita, col buon mangiare e l’ottimo bere, qualsiasi reperto.
Quella sera, come mio solito, avevo scelto con cura l’abito e gli accessori dimentica della mia età che dovrebbe invece invitarmi alla sobrietà. Il fatto è che la nostalgia della gioventù mi tira la giacca e mi rende vivace. Deve sapere che è attraverso la natura vivace che le donne di Romagna svelano i segreti del passato e come il buon vino declamano e ridono alla vita.
Quella sera il locale era pieno, ma la struttura essenziale di CasArtusi lo rendeva comunque accogliente. I tempi cambiano e con loro anche i gusti che appaiono snelliti tanto da far trasparire l’essenza delle cose, ormai appesantite e confuse. La semplicità è un dono che appartiene al senso comune, alla condivisione, alla pulizia dell’anima. Qui, in Romagna si trova ancora. Se si è semplici dentro tutto si trasforma in una sorta di ricca eleganza. E CasArtusi mi fa quest’effetto.
Ricordo che si parlava a bassa voce quando, al tavolo vicino, tutti si alzarono improvvisamente in piedi per augurarLe “Buon Compleanno”. Mi voltai e con me si voltarono tutti. Vestita di bianco, i capelli sapientemente tirati su, gli occhi brillanti, una figura elegante ma non sofisticata se ne stava ritta a capo tavola. Lei rispose all’augurio brindando a nome di tutto il locale, dell’estate e della salute. Il suo braccio levò il bicchiere in un’apertura roteante che non escludeva alcuno dall’invito al saluto.
Rimasi colpita da tanta apertura e nel contempo stupita nel vederla avanzare verso noi, vecchie signore inconciliabili con la modernità . Cominciò a dialogare e come per incanto sciolse noi la lingua per mille racconti. Buffe donne dai capelli bianchi o colorati, dal trucco incerto sulle rughe solcate e sugli occhi stanchi. Nonostante ciò, come lampi apparivano e scomparivano storie di piccole e grandi cose, progetti meravigliosi, amori tragici e tradimenti terribili.
Ci sedemmo nel giardino. Ci regalò un piccolo testo. L’ho qui, davanti a me. Ogni tanto ci metto il naso dentro e mi meraviglio di come vi ha dipinto gli uomini. Le invio copia delle frasi che più mi hanno fatto meditare. Il buon umore non le manca neppure quando sentenzia il dramma. Rispondo all’invito della sua rubrica e spero che altri possano partecipare al dialogo. Parlando di uomimi….
:…“sono esseri straordinariamente prevedibili, generosi ed organizzati. I loro schemi sono semplici e gerarchici. Sono le vittime di un destino che li ha visti, nel tempo, divenire sempre più narcisisti e viziati e questo proprio non si addice ad un uomo. Le degenerazioni avvengono quando si perde di vista la soglia del buon convivere. Inciamperanno nell’egoismo e ciò li renderà sempre più volenti. Le donne che si adegueranno a questo confronto saranno sempre più infelici. Nessuno ne uscirà vincente. La politica del contro raccoglie macerie. Senza le loro rinunce tutta l’umanità ci rimetterà, uomini compresi. Le donne devono abbandonare la menzogna della poca chiarezza e delle mille paure.
I difetti degli uomini sono alimentati dai nostri silenzi. Noi conosciamo la fonte del male ma la ignoriamo volutamente finendo per parlare troppo, per parlarci addosso e per dire poco o non dire niente. Sapere e non dire equivale a subire, un’ inclinazione che dovrebbe essere di carattere personale e che è inaccettabile nel collettivo. Pretendere il rispetto anzichè barattarlo con quel che è dovuto è una volontà che non possiamo fare nostra se non la sappiamo riconoscere. Talvolta basterebbe rispolverarla! La libertà è il risultato di una concertazione di “rispetti”, una conquista quotidiana, l’orgoglio di chi mette del suo nella progenie….. solo chi non serba rancore o rabbia nei confronti dell’altro, né lo addita a colpevole di un male o mille mali, è colui che può imporre il rispetto…… Poiché tutto ha compreso e perdonato l’essere umano del futuro è destinato a conoscere l’amore senza più la fatica di fingere. Non dovrà più rubare mentendo interesse o comprando selvaggiamente. Le passioni coloreranno le vite senza strapparle dalle anime e avranno volti e nomi in quantità da lasciare alla storia. Nessuno dovrà mendicare l’amore. A ognuno la sua razione. E conosceremo l’abbondanza……
(tratto da: “Volevo solo camminare… adesso volo” di Anna Rossi)
Talvolta le parole ci fanno volare e quelle che non hanno suono sono spesso le più pesanti.
Devo confessarle che ci fu un momento in cui la sentii solo una spettatrice emotivamente non coinvolta (solitamente chi ama gli uomini così è colei che ha molto tradito, ma rimossi subito questo pensiero insano).
Da quella sera, ripercorrendo le mie stagioni, ho scoperto una ferita che pensavo guarita, magari con l’età. Ma la ferita era lì., ancora aperta. Leccare le ferite come fanno gli animali non sempre funziona. Ci sono ferite che necessitano di cure continue. La ferita viva di una donna incompiuta è alimentata dalla straordinaria capacità di adattarsi ai ruoli, agli umori altrui, alle scelte forzate, alla sopravvivenza. Anch’io ho ceduto il passo al pensiero violento di un marito decisionista, all’obbedienza cieca verso un padre distante e prepotente, alle paure di una madre imbevuta di pregiudizi. Ho sofferto e nascosto a me stessa quel no che avrei dovuto gridare.
Lei ha risvegliato il mio sano orgoglio a difesa della speranza. Io non ci sarò più quando le donne del mondo sorrideranno ai loro uomini sapendo di volerlo fare, quando si uniranno loro sapendo di essere stimate, amate desiderate e rispettate, quando non vivranno più l’abbandono come una sorta di calamità inevitabile. Non ci sarò più quando gli uomini ritorneranno ad essere dei veri guerrieri, limpidi, coraggiosi ed onesti.
So bene che la colpa di tanta amarezza che attraversa l’universo femminile è anche la nostra ma lascio alla bellezza la proprietà di riparare il danno.
La ringrazio per avermi letto e Le auguro ogni bene
Antonia Montalti
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