la tragedia postcoloniale di Claire Denis
da AMI agenzia multimediale italiana
Isabelle Huppert nell’ennesima grande interpretazione
Un personaggio difficile e complesso, splendidamente costruito nello sceneggiatura scritta dalla regista (che in Camerun, dove è ambientato il film, ha vissuto la sua infanzia) e dalla scrittrice Marie N’Daje. Un ruolo di donna tenace, attaccata alla terra, e senza vergogna, alla proprietà.
Isabelle Huppert è come al solito superba.
La sua interpretazione di Maria Vial in White Material di Claire Denis come La Pianista di Haneke o Gabrielle di Chéreau, irradia tensione e tenacia compresse nella compostezza severa di una badessa.
“Cosa dovrei andare a fare in Francia?, li mi lascerei andare a vivere nel lusso” risponde Marie ad uno dei molti personaggi che nel film la ammoniscono, la implorano, la pressano nel cercare di farle abbandonare la piantagione di caffè che gestisce per tornare in Francia. La guerra civile alle porte, la consapevolezza di mettere in gioco la vita propria e quella dei suoi prossimi nel nascondere o nel sottostimare i segnali della catastrofe; nulla riuscirà a strapparla da quel luogo, da quella proprietà, da quel lavoro e da quel prodotto che fanno di lei ciò che è. Un personaggio controverso che rivendica l’amore ossessivo per la proprietà disgiungendolo dalle nevrosi della cupidigia, una donna emancipata che ama il proprio figlio senza per lui sognarsi di rinunciare alla devozione nei confronti di se stessa.
Il film racconta il compiersi di tragedia annunciata. Tutta la prima parte è un accumularsi di presagi nefasti, tutta la seconda un compiersi; la donna non cederà alla ragionevolezza, gli uomini scapperanno via, la guerra civile travolgerà la piantagione e la famiglia ne subirà le conseguenze. Tutto è già chiaro dal principio, come in Apocalipse Now (sono molti, forse troppi, in questo lontanissimo film gli echi del capolavoro di Coppola) la tragedia è come se fosse già avvenuta e qualcuno la stesse ricordando in sogno, un incubo in cui l’orrore è atteso e morbosamente ricercato.
Ivan Giordano
2009-09-07
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