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 PERCHE' FIRENZE PIACE AI RICCHI

Il lusso torna a funzionare, a Firenze. Griffe e sfarzo, ma anche lavoro e fatturati. Che passano dalla ricerca, per chi se lo può permettere, di esperienze sempre più «personalizzate», cucite su misura. Come? Bruce Willis si fa accompagnare da una agenzia di investigazione, la Osint, che gli cura anche le visite nei negozi (domenica scorsa era a Firenze). Otto giorni fa, un ricchissimo «tycoon» di Singapore è arrivato con la moglie e una dozzina di amici, con volo privato: pranzo in una trattoria del centro segnalata da blogger, il giorno dopo lui a fare affari, la moglie in pulmino con amiche a The Mall a «svaligiare» l’outlet di lusso firmato Gucci, il pomeriggio visita a due sale agli Uffizi scelte ad hoc, poi a Palazzo Vecchio solo per il Salone dei Cinquecento con la guida, cena all’Enoteca Pinchiorri. Infine via, di nuovo, da Peretola.

Lavoro per i fiorentini
C’è un mondo del lusso che gira con e intorno alla città e che porta ricchezza, lavoro ai fiorentini. Trascina il «brand» Firenze, lo conserva, al pari delle sue bellezze. Arte, moda, buon cibo. «L’interesse per il mondo della moda italiana è nato qua, a Milano, 50 anni fa, grazie a Pitti» ha ricordato Dario Nardella presentando il Luxury Conference di Condé Nast. Jony Ive, l’uomo dell’«Apple watch», oggetto di consumo (ma anche in versione gold) spiega tutto con una battuta: «Non ho mai parlato in un luogo dove il soffitto è più interessante delle persone che ho davanti» ha detto di fronte a big delle case di moda ed ai 500 arrivati per ascoltarlo nel Salone dei Cinquecento. Ma non bastano arte e moda per spiegare il boom del lusso a Firenze.

Arte, vino e cibo
La città — e il suo territorio ormai allargato alla Toscana — richiamano per il patrimonio inestimabile di monumenti e cultura, perché qui ci sono almeno 7 «case madri» di griffe mondiali (ma basterebbe il trio Gucci, Prada e Ferragamo), tre dei principali produttori di vini italiani (Antinori, Frescobaldi, Ricasoli) oltre ad un circuito di ristoranti — leggi Cantinetta Antinori, Ora d’aria, «evergreen» come il Latini — capitanati da Pinchiorri.

I viaggi di lavoro
Firenze si dimentica però che la sua area metropolitana è anche industria: e le cose sono legate. Qui ci sono giganti come Ge, Eli Lilly, Menarini. Ancora: Finmeccanica, Thales, Kme solo per citare alcuni player. Non è un caso che il 35% dei passeggeri di Peretola arriva qui per «business». Un volano anche per altre visite. Lo dimostrano i voli privati: più 6% di passeggeri nel 2014, più 7% nei primi tre mesi del 2015 (a marzo 1.700 passeggeri, più 12%). Che scelgono ovviamente i 5 stelle: la ricettività negli alberghi top è aumentata del 35% dal 2008 ad oggi, con realtà come il Four Season che hanno una media di uso delle stanze del 70% (prevalenza americani e europei). Altre , come la storica Villa San Michele a Fiesole o la rinnovata Villa Cora sono le preferite dai vip che vogliono restare più in disparte. E poi ancora il Saint Regis, il Savoy. Oltre a Palazzo Tornabuoni, c’è stato anche il boom delle residenze storiche, in città e fuori: una coppia di industriali norvegesi affitta una villa nel Chianti, uno chef milanese si trasferisce da loro per l’estate.

Esperienze personalizzate
I visitatori del lusso cercano esperienze personalizzate, come quelle descritte dalla guida Luxe o da personal assistant o personal shopper. Si va da proposte non di «lusso» ma esclusive, come giri in bici con ex sportivi, alle degustazioni in cantina con i proprietari (blasonati, a volte i 3 citati sopra). E per chi scopre il lusso fiorentino ma non può tornare subito, c’è chi è pronto a raggiungerlo aprendo «bottega» 4 volte all’anno nelle suite d’hotel a Londra, New York, e anche in Texas. È Simone Abbarchi — che fa camicie su misura in borgo Santi Apostoli — artigiano fiorentino doc, ma con la valigia.

La vetrina di via Tornabuoni
E poi, c’è via Tornabuoni. Lì le griffe «coccolano» gli ospiti «top». Una telefonata e gli viene messo a disposizione sala riservata e direttore in persona. Tra chi ha questo approccio «caldo» c’è Stefano Ricci. In via Tornabuoni sono i francesi a primeggiare, tra le buone performance di Prada, Gucci e Ferragamo. Basta entrare da Hermés: 5 commesse seguono una truppa di americani e orientali. Scene non diverse da Bulgari, che sta registrando performance estremamente positive. A farla da padrone ora sono i cinesi. E con l’Expo, forse arriverà un altro boom, come dimostrano le 6 commesse già pronte per ricevere i clienti di orologi da 2.800 euro in su. Epperò il lusso, che tanto cozza con i drammi del Mediterraneo di questi giorni — citati anche da Suzy Menkes di Condé Nast in apertura della Luxury conference — dà lavoro. Nel settore moda-pelle-calzature fiorentino lavorano 37.065 addetti in oltre 9mila imprese. E non si parla solo prodotti «maturi»: come dimostra la «It4fashion conference», in corso a Firenze, l’integrazione tra moda e hi-tech è la nuova frontiera. (23 aprile 2015, Marzio Fatucchi)

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