
La Commissione nazionale ha deciso che “L’arte dei pizzaiuoli napoletani” sarà la candidatura italiana nella Lista Unesco.
La campagna continua: #PizzaUnesco
Poche cose in Italia riescono a mettere tutti d’accordo come la Pizza. La sua candidatura a “Patrimonio immateriale dell’Umanità” accompagnata dalla petizione con l’ashtag #PizzaUnesco aveva raccolto 850 mila firme, secondo l’ex ministro dell’Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio, promotore della campagna con Fondazione UniVerde, insieme ad Associazione Pizzaiuoli Napoletana e Associazione Verace Pizza Napoletana.
Un consenso che non ha precedenti nella storia delle candidature Unesco, tanto che la Commissione di valutazione nazionale per l’Unesco ha deciso all’unanimità che “L’arte dei pizzaiuoli napoletani” sarà la candidatura italiana nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.
Il prossimo appuntamento della campagna mondiale #pizzaUnesco sarà a Parigi il 14 marzo dalle 18:30 per la consegna ufficiale alla sede mondiale Unesco, in Place de Fontenoy, del primo milione di firme raccolte dalla petizione.
La candidatura della pizza a patrimonio immateriale dell’umanità tutela un settore che vale 10 miliardi di euro ma soprattutto un simbolo dell’identità nazionale. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo che ha confermato la candidatura dell’arte dei pizzaioli di Napoli. Con questo importante risultato abbiamo deciso – ha sottolineato Moncalvo – una mobilitazione straordinaria nel week end per raccogliere le firme nei mercati di Campagna Amica lungo tutta la Penisola per raggiungere l’obiettivo di 1 milione di firme.
Sono almeno 100 mila i lavoratori fissi nel settore della pizza ai quali se ne aggiungono altri 50 mila nel fine settimana, secondo i dati dell’Accademia Pizzaioli, che sfornano ogni giorno in Italia 5 milioni di pizze per un totale di un miliardo e mezzo all’anno. Non è un caso che oggi il 39 per cento degli italiani ritiene che la pizza sia il simbolo culinario dell’Italia secondo un sondaggio di Coldiretti e che la “pizza” sia la parola italiana più conosciuta all’estero con l’8 per cento, seguita dal cappuccino (7 per cento), dagli spaghetti (7 per cento) e dall’espresso (6 per cento), secondo un sondaggio on line della Società Dante Alighieri.
I maggiori “mangiatori” sono diventati gli Stati Uniti che fanno registrare il record mondiale dei consumi con una media di 13 chili per persona all’anno, quasi il doppio di quella degli italiani che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa. Una domanda che – spiega la Coldiretti – nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio da lavoro complessivamente ad oltre 150mila persone.
L’arte dei pizzaiuoli napoletani sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014).
La campagna mondiale #pizzaUnesco continuerà fino all’approvazione finale della candidatura italiana. La petizione dunque è ancora aperta e l’obiettivo è arrivare a 1 milione di firme da presentare a Parigi > L’arte dei pizzaioli napoletani patrimonio Unesco (su Change.org).
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