Le banalità più correnti sull’attribuzione del cognome ai figli e la reale necessità di una legge

cmf - FACCIAMO 
 IL PUNTO -MA NON LA CROCE- SUL COGNOME MATERNO AI FIGLI IN ITALIA

di Iole Natoli
“Il cognome materno? Ma che bisogno c’è di fare una legge, a me sta bene così”, scriveva un tale poco tempo addietro intervenendo in un gruppo di FB, dopo avere rimesso in sesto i suoi occhi che nel leggere di una proposta di legge al Senato erano andati a convergergli sul naso.
Gli sta bene? Ma che strano! I suoi figli, se per caso ne ha, portano il suo.
“Eh? Cosa? Ma spiegatemi un po’: un figlio dovrebbe prendere due cognomi, suo figlio quattro, ognuno dovrebbe portarsi dietro quello di nonne e bisnonne, solo per dare visibilità alle madri?”, obietta deridendo un’altra voce. Di un uomo? No, di una donna.
Dobbiamo dircelo con franchezza, purtroppo. Non tutte le donne hanno avuto fin qui consapevolezza di ciò che abbia significato e significhi per loro stesse e per i loro figli la soppressione del cognome materno.
Rassicuriamo la signora in questione invitandola a leggere i testi delle proposte in cui si spiega come, quando e perché i cognomi non saranno mai più di due. Basterà? Non è detto, perché circolano intere nebulose di asserzioni abitualmente infondate.
«Ma che mi dici mai! La cognata della cugina della signora che abita al piano di sopra cinque anni fa ha dato anche il suo cognome a suo figlio, proprio alla nascita, veh!».
E ancora: «Si può fare di già, non c’è nessun bisogno di una legge!».
Il bisogno invece c’è ed è anche necessario ed urgente darvi risposta in maniera appropriata.
Il bisogno lo avvertono quelle donne che, diversamente dalla signora citata, si sentono subito dopo il parto bruscamente estromesse, a forza di legge, da quel legame intimo e naturale che le aveva unite al proprio figlio, se il padre del pargoletto è in disaccordo.
Lo avvertono quelle donne che, nell’ambito di un’unione ormai scissa, vivono con un figlio che non porta il loro cognome, sentendosi obbligate a dimostrare, in svariate occasioni, che quel bambino non è per loro un estraneo.
Lo avvertono i bambini che si trovano a vivere in un nucleo familiare in cui la madre ha un nuovo marito o compagno e che non hanno un cognome che li leghi agli adulti di casa;
lo avvertono ancor più fortemente quei bimbi che vivono in una nuova famiglia in cui son nati dalla stessa madre altri figli, a cui non sono collegati da niente.
In tutti questi casi, i bambini soffrono quotidianamente per una discriminazione che li esclude (sempre per via di madre e non di padre), grazie a quella nota tradizione testarda, la cui tenacia a scomparire dalle leggi ha condotto la retrograda Italia a ricevere nel 2014 una condanna dalla CEDU, per violazione dei diritti umani.
Proposta: Disposizioni sul Nome della persona e sul Cognome dei coniugi e dei figli, su change.org.

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https://www.change.org/p/disposizioni-sul-nome-della-persona-e-sul-cognome-dei-coniugi-e-dei-figli

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