Il pg chiede che la piccola, cresciuta con un’altra famiglia, torni agli anziani genitori biologici. Ma è il terzo passaggio in sette anni di fronte agli Ermellini: perché non pensare a corsie preferenziali per i casi che toccano i bambini
di Simone Cosimi
Senza dubbio una vicenda come quella dei (tristemente) ribattezzati genitori-nonni di Mirabello Monferrato appare di una severità inaudita. Direi raggelante. L’avevamo scritto ma tocca tornarci sopra: quella bambina, che oggi ha sette anni, sembrerebbe figlia del labirinto legale italiano. La genitorialità biologica di Gabriella Carsano e Luigi Deambrosis e quella dei due genitori adottivi, che la curano ormai dal 2013 (da quell’anno la bambina non ha contatti con i Deambrosis), non riesce minimamente a pareggiare l’elefantiaca morsa della giustizia italiana. Il cui percorso ora, forse, si avvicina alla conclusione definitiva. Sarebbe la fine di un autentico calvario prodotto da un incredibile zelo degli assistenti sociali a una serie di pregiudizi nei confronti di genitori ritenuti troppo anziani.
Il procuratore generale della Corte di Cassazione, la 53enne Francesca Ceroni con una lunga esperienza della giustizia minorile, con un parare finalmente forte e chiaro, ha chiesto che la bambina sia restituita ai genitori biologici. Decisione che, se dovesse essere accolta da giudici, riporterebbe le pedine al calcio d’inizio di sette anni fa. D’altronde il processo parallelo, quello per aver ingiustamente abbandonato in auto la piccola (per 4 minuti, l’uomo stava in realtà scaricando la spesa e la neonata ha iniziato a piangere), si è concluso con un’assoluzione in Cassazione. Dunque il pg torna all’origine dei fatti e, con un impianto logico sacrosanto, spiega che il fatto che la bimba sia stata adottata “non può ottenere tutela perché si tratta di una situazione la cui genesi non è legale”. Insomma, è stata sì adottata. Ma sulla base di una vicenda terminata con un nulla di fatto. Dunque tutto ciò che è accaduto dopo deve decadere.
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