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 AMARELLI: ALLA RADICE DELLA FELICITA'
Pina Amarelli ha preso le redini dell’azienda dopo la prematura scomparsa del cognato.
È la prima donna nominata Cavaliere del Lavoro in Calabria.

Tre secoli di storia, un legame inscindibile col territorio, una famiglia allargata e un’infinità di variazioni sul tema, capaci di abbracciare tutti i gusti del mondo. Se volete conoscere le ragioni del successo globale di questa liquirizia, cercatele in Calabria. E nel tocco di una donna
«Noi siamo, perché abbiamo questo territorio ». Così Pina Amarelli Mengano, presidente dell’Amarelli Fabbrica di Liquirizia di Rossano, in provincia di Cosenza, prova a dare il senso del legame profondo e indissolubile tra la famiglia e la Calabria. E, in particolare, con la liquirizia che in questa terra esprime i suoi livelli qualitativi più elevati. Merito del microclima che ne esalta il contenuto di glicirizzina, conferendole un sapore inconfondibile e unico al mondo. La storia di una delle più antiche aziende dolciarie italiane inizia nel 1731, con la fondazione del primo impianto proto-industriale, l’attuale “concio”. Ma, come attestano vari documenti, i Baroni Amarelli furono tra i primi ad avviare l’estrazione del succo di liquirizia in Calabria già nel ‘500.
Oggi la Amarelli fattura oltre quattro milioni di euro l’anno, ha 40 dipendenti fissi ai quali si aggiungono gli stagionali nel periodo della raccolta. Esporta in vari Paesi, dalla Danimarca all’Australia passando per il Giappone e le Americhe. Il merito di aver trasformato il brand di famiglia in un’icona del made in Italy e della liquirizia autoctona calabrese va proprio a Pina Amarelli che, dopo essere stata convinta dal suocero a prendere le redini dell’azienda in seguito alla prematura scomparsa del cognato, ha saputo lanciarla a livello internazionale valorizzandone la storia, la cultura e l’artigianalità. Fu sua, per esempio, la decisione di portarla nel 1996 a far parte di “Les Hénokiens”, un club così esclusivo da ammettere soltanto le 40 imprese familiari di tutto il mondo ancora in attività con almeno duecento anni di storia e una comprovata discendenza diretta tra il fondatore e gli attuali proprietari.
Prima donna in Calabria nominata Cavaliere del Lavoro, Pina Amarelli ha conquistato per sé e per la sua azienda importanti riconoscimenti, come quello di essere stata inserita tra i 21 ologrammi protagonisti dell’installazione Potenza del saper fare allestita presso il Padiglione Italia, che per tutto l’Expo hanno raccontato la storia di imprese operanti nel rispetto del territorio e della tradizione. Senza rinunciare all’innovazione.

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 AMARELLI: ALLA RADICE DELLA FELICITA'

Partiamo da qui. Lei ha attribuito il riconoscimento dell’Esposizione universale alla vostra capacità di incarnare i valori tipici dell’italianità. Quali in particolare?
Principalmente il radicamento sul territorio e la famiglia. La nostra, ma anche quelle dei nostri dipendenti, visto che alcuni lavorano con noi da più generazioni. In un caso addirittura da quattro. Per l’azienda questo è un altro modo per legarsi sempre di più al territorio, accentuando anche la propria responsabilità sociale.

Come si riesce a stare in equilibrio fra tradizione e contemporaneità?
Cercando di coniugare la più avanzata tecnologia con il rispetto della tradizione artigianale. Molte fasi della lavorazione sono state computerizzate, ma nei cuocitori finali spetta ancora al Mastro liquiriziaio stabilire quando la pasta ha raggiunto il corretto grado di solidificazione. È un’esperienza che si tramanda di generazione in generazione, e si costruisce con anni di affiancamento in azienda.

Essere mono-prodotto può rivelarsi un limite. Come lo avete superato?
Essendo il nostro un prodotto di nicchia, è chiaro che per crescere e conquistare nuovi mercati, dobbiamo continuamente inserire variazioni sul tema. Sono nate così la pasta, la cioccolata, la polvere che oggi viene utilizzata da alcuni tra i più grandi chef, il sale, il sapone e anche il profumo alla liquirizia. In occasione dell’Expo, abbiamo lanciato un prodotto garantito senza glutine in etichetta, e un altro destinato ai bambini e a chi apprezza un prodotto con un contenuto di liquirizia più leggero. Stiamo attenti a capire le specificità dei diversi Paesi in modo da proporci con il prodotto giusto. In Giappone si va con i proposte più dolci. In Australia e Danimarca adorano il prodotto naturale e, quindi, va molto la liquirizia pura. Nel Nord Europa è una tradizione mangiare la liquirizia con il sale… (Marilena Del Fatti)

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